Sudan: Meraviglia naturale ed archeologica

Meroe diventa il punto di partenza per andare alla scoperta della Nubia, una delle zone storiche e archeologiche più ricche del Continente Nero. Una terra leggendaria, oggi sicura grazie agli accordi di pace. Un viaggio tra templi, monumenti funerari. E coloratissime case disseminate lungo il corso del Nilo.

Sudan, tra le piramidi dei Faraoni Neri

Il teatro sono le piramidi. Più di quaranta. Vere. Aguzze. Il primo pensiero va all’Egitto. E invece no. Siamo sempre in un Regno dei Faraoni, ma quelli neri, molto più a meridione, in Sudan, nel deserto nubiano nell’ansa formata tra la quinta e la sesta cateratta del Nilo. Siamo sempre lungo il corso del Grande Fiume, ma nella necropoli reale di Meroe, una delle più importanti e antiche città dell’Africa sahariana, che fu prima capitale meridionale del regno di Kush tra l’800 e il 350 a.C., e poi del regno omonimo, esteso dall’Etiopia all’Egitto, fino al 300 d.C.

Famous Meroe pyramids

Il Sudan come andremo a vedere e’ una delle zone storiche e archeologiche più ricche e meno conosciute del Continente Nero: la Nubia. Una terra che, fin dal Neolitico, ha avuto una cultura propria e che, pur assorbendo influenze culturali dei Paesi mediterranei e del sud, si è mantenuta diversa sia dalla cultura egizia, sia da quella africana. Una terra leggendaria, dove vissero i Faraoni Neri, sovrani che tra l’VIII e il VII secolo avanti Cristo estesero il loro dominio fino al delta del Nilo, scalzando i signori di Tebe, di Menfi e di Tanis, e fondarono una loro dinastia, la venticinquesima, che si inserisce a tutti gli effetti nel plurimillenario flusso della civiltà egizia. Fu questo il regno di Napata, dal nome della capitale in cui il primo Faraone Nero, Alara, stabilì la sua sede intorno al 747 a.C. Un predominio che durò ben poco: già nel 656 a.C. gli Egizi portarono a termine la riconquista, distruggendo la capitale e abbandonando ancora la Nubia all’oblio della storia. Di questa regione lungo l’alto corso del Nilo le cronache parleranno in seguito ben poco: ricomparirà Nub (che significa “oro”), perché qui gli Egizi continuarono a estrarre l’oro. E anche Nubt (che significa “treccia di capelli”), perché qui vivevano genti nere, dai capelli scuri e crespi, che portavano raccolti in fitte trecce.

Noi oggi possiamo ammirare i resti di quei fasti passati, concentrati soprattutto nella necropoli reale di Meroe. Attiva per 600 anni, conta infatti alcune centinaia di piramidi, la maggior concentrazione al mondo di questo tipo di monumento funerario (l’Egitto arriva in tutto a 120), parecchie decine giunte fino a noi in buono o discreto stato di conservazione, nonostante le depredazioni antiche e recenti subite da parte di cercatori di tesori. Bisogna subito dire che le piramidi meroitiche sono molto diverse dalle più celebri consorelle egizie: assai più recenti, parecchio più piccole (alte non più di 10-20 metri) ma anche più aguzze e svettanti, hanno pareti inclinate di 70° (contro i 40°-50° delle egiziane), ed erano ancora in costruzione quando quelle egizie erano già in rovina. Quelle nubiane poi non contengono al loro interno la camera funeraria, perché faraoni, regine (le potenti Candaci) e principi venivano sepolti al di sotto con i loro ricchi corredi e, a volte, in compagnia di concubine, dignitari, schiavi e animali. Sul davanti invece, presentano un tempietto quadrato con le pareti istoriate da bassorilievi narranti le gesta del defunto.
Ma oltre Meroe, questo viaggio porta alla scoperta di altri siti Patrimonio dell’Umanità Unesco: i templi di Naga e Musawwarat, le tombe sotterranee policrome di El Kurru, i templi alla base del Jebel Barkal, la montagna sacra. Spettacolari e sorprendenti, si gustano senza la presenza di folle di turisti e si susseguono tra ardite formazioni rocciose, il placido scorrere del Nilo e le grandi dune del deserto nubiano.

Le case dipinte della Nubia

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E poi ci sono loro: le meravigliose case dipinte della Nubia. Nascoste in minuscoli villaggi lungo il corso del Grande Fiume, hanno muri incisi, decorati, dipinti di rosso, giallo, bianco, verde, blu. Un’esplosione di colori e di sfumature che colpisce, quasi stordisce in questo universo monocromatico dove domina assoluto l’ocra del deserto tutt’intorno. L’impressione è di trovarsi davanti a un’opera di fantasia, frutto di un accostamento casuale, un po’ bizzarro di volumi, ritmati dal cromatismo del decoro pittorico. Ma, come succede sempre nella civiltà africana, l’arte adempie a una funzione e la funzione si piega all’arte. Nulla, nella casa nubiana – spazi, forme, oggetti – è un’arte astratta che occupa un territorio concettuale. Tutto ha invece una funzione pratica, e ogni oggetto viene usato quotidianamente. Ma tutto è esteticamente elaborato e la bellezza ha sempre doti operative. A iniziare proprio dalle case che assolvono compiti abitativi, difensivi, rituali. E che, proprio grazie al magico equilibrio tra queste funzioni, tra villaggio e natura, tra uomini e terra, diventano straordinari capolavori artistici, creando quello che gli studiosi oggi chiamano “nubian-style”. Perdute tra le sabbie, sono un giacimento culturale dal valore inestimabile, una reliquia del passato che racconta la Nubia e testimonia un percorso lungo più di quattromila anni, dagli albori della civiltà kushita fino ai giorni nostri. Case che sono come un libro, dove la storia è impressa sui muri, sui pavimenti decorati, sui portali scolpiti. Un libro vivente fatto di uomini, di colori e di passioni.

Tutto da scoprire.

Esplorando..

Il Sudan è il più esteso stato africano, il suo nome viene dall’arabo e significa Paese dei Neri. E’ un paese ancora poco frequentato dal turismo, senza strutture turistiche ma ricco di siti archeologici di grande interesse, un paesaggio molto bello lungo il corso del Nilo, nelle oasi e nelle zone desertiche, permette inoltre nei vari villaggi dagli orti rigogliosi e dalle case di argilla colorata l’incontro con delle popolazioni estremamente ospitali. Nei siti archeologici non si incontra anima viva e si possono quindi visitare con estrema calma, si possono anche piantare le tende nelle vicinanze per godersi poi delle visite notturne in solitudine e libertà di movimento.

Il Nilo è uno dei fiumi più lunghi del mondo. Nasce dal lago Vittoria (Uganda) e, strada facendo, prende i nomi di Nilo Vittoria e Nilo Alberto, poi entra nel Sudan con il nome di Bahr al Jabal e infine Bahr al Abyad: il Nilo Bianco che scorre verso Khartoum.
Il Nilo Azzurro (Bahr al Azraq) nasce invece dal lago Tana (Etiopia) e scorre fino a Khartoum dove si unisce al Nilo Bianco.
Dopo la confluenza di Nilo Bianco e Nilo Azzurro, un altro grande fiume si unisce dopo Khartoum, è l’Atbara che nasce anche lui in Etiopia.
Il Nilo continua verso nord, attraversa un’ampia zona desertica creando grandi anse e arriva al lago Nasser formato della diga di Assuan, poi attraversa il confine ed entra in Egitto.

Il regno della Nubia. Il nord dell’attuale Sudan era conosciuto nell’antichità come regno della Nubia che si collocava a cavallo fra Sudan ed Egitto; la sua civiltà si sviluppò tra la prima cateratta e la sesta cateratta del corso del Nilo. I regni seguenti furono influenzati, e a loro volta influenzarono, il vicino Egitto faraonico.
I confini tra gli antichi regni egiziani e sudanesi cambiarono continuamente, e buona parte di quello che ora è il Sudan del Nord era indistinguibile dall’alto Egitto. La Nubia arrivava fino ad Assuan. Gli antichi romani visitarono il Fezzan (Libia), e Nerone fece esplorare il corso del Nilo ma non fino al Sudan. Gli esploratori arabi invece vistarono il Sudan, ed è attraverso le ricerche di Leone Africano, che visitò l’area del Bornu, che ci sono arrivate le testimonianze di el Bekri, Edrisi e Ibn Battuta.
Fu una civiltà che fece anche da collegamento fra le popolazioni del Mediterraneo e quello dell’Africa nera.

Piramidi di el Kurru. Le prime piramidi nubiane sono state costruite a el Kurru, 13 km a sud del tempio di Ammone al Jebel Barkal. Il sito di el Kurru contiene le tombe di Kashta e di suo figlio Piye, dei successori Shabaka, Shabatko e Tanutamun e di 14 principesse. Taharqa (c.690-664 aC) invece costruì la sua piramide nel nuovo sito di Nuri, ma poi il suo successore Tanutamun (c.664-656 a.C.) ritornò a el Kurru.

Piramidi di Nuri. Si trovano nell’altro lato del fiume rispetto al Jebel Barkal. Nuri contiene le tombe di 21 re e fra 52 fra regine e principi. Taharqa è stato il primo re a costruire la sua tomba a Nuri e la sua piramide è sempre stata la più alta. Le piramidi di Nuri sono più larghe di quelle precedenti ad el Kurru e sono alte dai 20 ai 30 metri. Dopo il 308 a.C, fu Meroe, più a sud, fra la quinta e la sesta cateratta, a diventare il nuovo cimitero reale.

Piramidi di Meroe. Meroe fu cimitero reale per 600 anni. Per i materiali usati e la tecnica di costruzione le piramidi si sono preservate fino ad oggi. Tutte le tombe di Meroe sono state saccheggiate, soprattutto dal cacciatore di tesori Giuseppe Ferlini che nel 1834 mandò in frantumi le cime di 40 piramidi, trovo solo un nascondiglio di oggetti d’oro oggi esposti a Berlino e Monaco.

Il Kush è una regione tra l’Egitto e il Sudan moderni dove si svilupparono importanti civiltà e culture grazie al Nilo che contribuì anche alla formazione di altri centri di civilizzazione come Kerma, Napata e Meroë. Per lunghi periodi il Kush fu influenzato e legato alla civiltà dell’antico Egitto con un alternanza di momenti di dominazione egizia e momenti di autonomia politica.

Kerma: si forma intorno al 2600 a.C. ed è il primo stato del Kush di cui si abbia traccia. Durante la XII dinastia l’Egitto riprende ad espandersi verso sud e arriva fino alla terza cateratta del Nilo vicino a Kerma che è un grande centro commerciale. Intorno al 1800 a.C. terminano i contatti tra Egitto e Nubia ma il regno di Kerma sembra continuare fino al 1500 a.C. quando l’Egitto durante la potente XVIII dinastia riprende l’espansione verso sud per colonizzarlo. Thutmose III arriva fino alla quarta cateratta, a sud di Kerma, e costruisce una rete di fortezze per controllare la zona e approvvigionare l’impero. In questo periodo il governatore egizio della Nubia riveste il titolo di Figlio del re di Kush.

Napata. In Nubia nasce un nuovo centro di potere a Napata quando nell’ XI secolo a.C. entra in crisi il regno egizio e finisce l’era coloniale. Napata nel 950 a.C. diventa rifugio dei sacerdoti di Amon scacciati da Tebe dai sovrani libici, arrivano a Napata e danno alla vita e alla religione un’impronta fortemente egiziana. accendi la planimetria del Tempio di Amon) (questo è un turn on; accende se è spento).

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Intorno al 750 a.C. Piankhi, fondatore della XXV dinastia egizia, parte da Napata per conquistare e unificare l’Egitto. I suoi successori continuano l’impresa ma nel 671 a.C. gli Assiri invadono la valle del Nilo e i sovrani di Napata si ritirano in Nubia.
Nel 591 a.C. l’esercito egizio di Psammetico II, per prevenire un’analoga azione nubiana, invade e conquista Napata che inizia a perdere importanza nei confronti di Meroë.

Meroë. Diventa capitale dopo che l’egizio Psammetico II sconfigge Aspelta a Napata. Il regno di Meroe prospera per molti secoli: la nuova posizione facilita la lavorazione del ferro perché c’è più combustibile che a Napata, e anche il commercio attraverso il Nilo coi mercanti greci che si trovano sulle rive del Mar Rosso. Intorno al 300 a.C. i sovrani iniziano a farsi seppellire a Meroe. (Accendi la planimetria delle Piramidi di Meroe)
Nel 23 a.C.il governatore romano dell’Egitto, Gaio Petronio, risponde ad un attacco della Nubia nel sud dell’Egitto, distrugge la parte settentrionale del regno di Meroë e saccheggia Napata. Oggi nei dintorni di Meroe ci sono più di 200 piramidi suddivise in tre gruppi, e sono state dichiarate Patrimonio dell’Umanità nel 2003.

Soleb è un sito archeologico sulla riva sinistra del Nilo fra la II e la III cateratta scoperto nel 1963 dall’egittologa italiana Michela Giorgini. Il tempio di Ammone, costruito per il giubileo di Amenhotep III, è opera dello stesso architetto di del tempio di Luxor. Costruito con materiali troppo friabili si è rapidamente sgretolato, statue e sepolture sono state riutilizzate in altri siti, come nel Gebel Barkal dove sono stati trovati due leoni in granito rosso oggi conservati al British Museum.
Il tempio di Soleb testimonia la grandezza dell’arte egiziana sotto la XVIII dinastia e le scene murali ne mostrano anche l’ideologia di conquista: il re è il guardiano dell’ordine di fronte al caos dei paesi stranieri.

Naga: grande sito a pochi kilometri a sud di Musawwarat. Gli scavi sono molto recenti e gli edifici meglio conservati sono il tempio del Leone e il tempio di Ammone costruiti dal re Natakamani e dalla regina Amanitore all’inizio dell’era cristiana. Le rappresentazioni del re e della regina nelle colonne del tempio del Leone mostrano che avevano lo stesso status. Uno dei più importanti esempi di architettura kushita è il chiosco di Naga con i suoi elementi greci e romani.

Musawwarat es Sufra, Importante centro di culto che risale al IV secolo a.C.; il complesso di Musawwarat è stato costruito all’interno di un grande recinto con molte rappresentazioni di elefanti per cui si pensa che ci fosse un culto particolare; vicino c’è il tempio di Apedemak interamente ricostruito da una missione archeologica tedesca intorno al 1970.

Jebel Barkal: piccola montagna della Nubia, su un’ampia ansa del Nilo 400 km a nord di Khartoum. Nel 1450 a.C. il faraone Thutmose III estende fin qui il confine meridionale del suo impero e ci fonda la città di Napata che, 300 anni dopo, diventa la capitale del regno indipendente di Kush. In seguito il re nubiano Piye ingrandirà il tempio di Ammone e vi erigerà la sua stele della vittoria. Le rovine intorno a Jebel (o Gebel) Barkal comprendono almeno 13 templi e 3 palazzi, descritti dagli esploratori europei intorno al 1820, ma solo nel 1916 iniziano gli scavi archeologici dell’americano George Reisner. Dal 1970 gli scavi sono continuati da Sergio Donadoni della Sapienza di Roma assistito dal 1890 da un team del Museo di Boston. I templi maggiori, come quello di Ammone, sono ancora oggi considerati sacri dalle popolazioni locali e per questo motivo, la montagna, insieme alla città di Napata e altri siti antichi sono considerati Patrimonio dell’Umanità. Il Jebel Barkal è alto 98 metri, ha una cima piatta e fu usato come riferimento dai commercianti dell’importante via fra centro Africa, Arabia ed Egitto come indicatore del punto dove si poteva attraversare facilmente il Nilo.

Sesibi: la città più meridionale di un gruppo di centri del Nuovo Regno. I templi di Sesibi sono stati costruiti da Amenophis IV (Akhenaten) . La città è un rettangolo cintato di 6 ettari, dedicato ai templi e ai magazzini. A est della città è stato trovato un ampio cimitero che è ancora in fase di scavo e di studio.

Chiosco di Naga
Il chiosco di Naga del tardo meroitico, II secolo a.C, gioiello dell’arte meroitica. Contiene elementi egizi, greci e romani. Dietro si vede il tempio di Apedemak  [photo: Laura Deiana]  

Chiosco di Naga
[photo: Laura Deiana]  

Chiosco di Naga
[photo: Laura Deiana]  

Tempio di Apedemak a Naga
Edificato fra il 12 a.C. e il 12 d.C. per il dio guerriero dalla testa di leone, guardiano delle tombe dei faraoni.  [photo: Laura Deiana]  

Tempio di Apedemak a Naga
Particolare di una parete esterna.  [photo: Laura Deiana]  

Naga
Gli arieti posti all’ingresso del tempio.  [photo: Kosta Krauth]  

Tempio di Musawwarat es Sufra
Ingresso. E’ il tempio piu’ grande del Sudan.  [photo: Laura Deiana]  

Tempio di Musawwarat es Sufra
Particolare di una parete esterna.  [photo: Laura Deiana]  

Tempio di Musawwarat es Sufra
Particolare di un elefante. Sembra che il tempio fosse dedicato proprio a questo animale.  [photo: Laura Deiana]  

Piramidi di Meroe
Vista da sud.
A Meroe sono state ritrovate più di 200 piramidi, molte in rovina, divise in tre gruppi. Sono conosciute come Piramidi Nubiane per le loro proporzioni e forma caratteristica.  [photo: Laura Deiana]  

Piramidi di Meroe
Vista da nord.
Meroe fu la capitale meridionale del regno di Kush o Napata/Meroitico che durò dal 800 a.C. al 350 d.C. Contiene importanti sepolture del periodo Napata (800 a.C – 280 a.C.). Dal 280 a.C. la necropoli reale fu spostata qui da Napata (Jebel Barkal).  [photo: Laura Deiana]  

Pianta delle piramidi di Meroe
La pianta del sito, la numerazione di Dunham del ’50, e il catalogo delle piramidi (in tedesco) possono essere un aiuto all’orientamento.  

Campo tendato di Meroe
Accogliente campo tendato vicino alla necropoli reale di Meroe.  [photo: Kosta Krauth]  

Tribù Manasir
Tribù Manasir nel deserto del Bayuda. Persone incredibilmente ospitali che vivono allevando qualche animale (capre, dromedari, galline… quando sono fortunati). […]  [photo: Laura Deiana]  

Donne Manasir
Donne della tribù Manasir nel deserto del Bayuda. Sono mamma, figlia (16 anni) e nipote. Nei loro volti si notano le scarificazioni che attestano l’appartenenza alla tribù.  [photo: Laura Deiana]  

VI cateratta del Nilo
[photo: Kosta Krauth]  

VI cateratta del Nilo
La IV cateratta del Nilo destina a scomparire sotto la diga di Merowe.  [photo: Kosta Krauth]  

Dar al-Manasir
Dar al-Manasir è la regione della IV cateratta, la più irruenta delle rapide del Nilo. La regione prende il nome dalla tribù che la abita da molto tempo. […]  [photo: David Haberlah]  

La IV cateratta del Nilo
La IV cateratta del Nilo destina a scomparire sotto la diga di Merowe.  [photo: David Haberlah]  

Piramidi di Nuri
Nell’Alta Nubia la necropoli di Nuri raccoglie le camere mortuarie di 21 re e 52 fra regine, principesse e principi. La piramide più antica e più grande e quella del faraone Taharqa (25ma dinastia).  [photo: Laura Deiana]  

Tempio di Amon al Jebel Barkal
Rovine del tempio dedicato ad Amon dai faraoni del Nuovo Regno, viste della Montagna Pura (Jebel Barkal) considerata sacra dai faraoni egiziani e nubiani. Sulla Wikipedia si trovano informazioni su Jebel Barkal (o Gebel Barkal) e sul suo antico nome di Napata.  [photo: Laura Deiana]  

Colonne del tempio di Amon e Mut
Colonne in stile hatorico nel cortile esterno del tempio di Amon e Mut. […]  [photo: Laura Deiana]  

Tempio di Amon al Jebel Barkal
Lo schema e la visione satellitare mettono bene in risalto la struttura del tempio del periodo napateo circa 750-640 A.C.  

Piramidi presso il Jebel Barkal (Karima)
Piramidi al tramonto viste dall’alto della montagna sacra (Jebel Barkal). Piramidi realizzate nello stesso periodo di quelle di Meroe, forse indice dell’esistenza di due dinastie parallele.  [photo: Kosta Krauth]  

Piramidi e Jebel Barkal a Karima
La visione satellitare mette bene in risalto il posizionamento delle piramidi e del Jebel Barkal (montagna sacra) rispetto al villaggio di Karima. Dietro al villaggio passa il Nilo.  

Venditrice di frutta a Karima
notare l’henne’ che dipinge il labbro inferiore.  [photo: Laura Deiana]  

Farmacista a Karima
Farmacia e farmacista al mercato. […]  [photo: Laura Deiana]  

Karima: Rest House
Recinto della Rest House di Karima ai piedi del Jebel Barkal.  [photo: Kosta Krauth]  

Karima: Rest House
Cortile interno della Rest House di Karima costruita in stile nubiano.  [photo: Kosta Krauth]  

Karima: Rest House
Una delle camere della Rest House di Karima. […]  [photo: Kosta Krauth]  

Jebel Barkal
[photo: Kosta Krauth]  

Jebel Barkal
[photo: Kosta Krauth]  

Jebel Barkal
[photo: Kosta Krauth]  

Fossili
Albero pietrificato, risultato di un processo di silicizzazione probabilmente avvenuto prima di 40 milioni di anni fa.  [photo: Laura Deiana]  

Fossili
Legno fossile risultato di un processo di silicizzazione probabilmente avvenuto prima di 40 milioni di anni fa.  [photo: Laura Deiana]  

Fossili
[photo: Kosta Krauth]  

Wadi Muqaddam
Pietre vulcaniche nere e sabbia ocra che cambia le gradazioni di colore a seconda della luce.  [photo: Laura Deiana]  

Wadi Muqaddam
Deserto ‘abitato’ dove si possono incontrare piccoli gruppi di ospitali nomadi Bisharin.  [photo: Laura Deiana]  

Wadi el Milk
Deserto pietroso per lunghi tratti, poi, improvvisamente irrompe una duna e cambia lo scenario.  [photo: Laura Deiana]  

Wadi el Milk
Anziano e patriarca della sua tribù. […]  [photo: Laura Deiana]  

Wadi el Milk
Donna di tribù nomade che raccoglie acqua per le capre. […]  [photo: Laura Deiana]  

Al Ghabah
Venditore di unguenti, spezie e saponi al mercato locale.  [photo: Laura Deiana]  

Cimitero di Old Dongola
Cappella cimiteriale e lapidi costituite dalle pietre vicino alla localita’ di Old Dongola.
Old Dongola è a 80 km dalla (nuova) Dongola. Fu capitale del piccolo stato cristiano di Makuria che resistette a lungo all’invasione islamica.  [photo: Laura Deiana]  

Chiesa dalle colonne di granito in Old Dongola
Particolari di alcune colonne cristiana risalenti al XI – XII sec. D.C.  [photo: Laura Deiana]  

Templi in Old Dongola
Panorama dei resti dei templi cristiani con i cimiteri e le cappelle in lontananza.  [photo: Laura Deiana]  

Necropoli di El Kurru
Pittura murale in una tomba ben conservata e attribuita alla moglie del re Pianky. Scena della resurrezione della regina.  [photo: Laura Deiana]  

Ricerca e cultura Sudan: Scoperte 35 nuove piramidi

Sono state scoperte almeno 35 piccole piramidi, comprese le tombe, vicine fra di loro in un sito chiamato Sedeinga in Sudan.

Queste piramidi sono frutto di un lavoro che comprende un periodo tra il 2009 e il 2012, la concentrazione in questo punto del Sudan, delle piramidi ha sorpreso i ricercatori.

Solo nel 2011 un team di ricercatori ha scoperto 13 piramidi che si estendono in circa 500 metri quadrati, un pò più grandi di un campo da basket NBA.

Secondo le analisi degli archeologi le piramidi risalgono a circa 2.000 anni a.C, dove regnava la civiltà Kush.

Con il termine Kush si intende la regione, situata nel Nord Africa, tra il sud dell’Egitto moderno e la parte settentrionale del Sudan, in cui si svilupparono alcune importanti civiltà e culture. Come per gli egizi, l’asse dello sviluppo della civiltà di Kush fu il fiume Nilo sulle cui rive si formarono vari centri di civilizzazione tra cui Kerma, Napata e Meroë. Per lunghi periodi la storia della regione fu influenzata e legata a quella dell’antico Egitto con un’alternanza di periodi di dominazione egizia e di autonomia politica. Fiorita in un periodo in cui l’attraversamento del Sahara era meno arduo di quanto non sia oggi, la civiltà di Kush ebbe probabilmente un ruolo determinante come tramite culturale fra i popoli del bacino del Mediterraneo e quelli dell’Africa subsahariana.

A Sedeinga, secondo i ricercatori, le costruzioni delle piramidi continuarono per secoli. “La cultura delle piramidi era importante”, continua il ricercatore Vincent Francigny, associato con il Museo Americano di Storia Naturale di New York, in un’intervista a LiveScience.

Questa foto mostra un aerea dove risiedono una serie di piramidi e tombe, che una squadra di archeologi ha esplorato a Sedeinga in Sudan. Dal 2009 hanno scoperto almeno 35 piccole piramidi nel sito, la più grande è di 7 metri di larghezza.

Le più grandi piramidi scoperte sono circa 7 metri di larghezza e alla loro base ne è presente una piu piccola, che probabilmente fu costruita per la sepoltura di un bambino, la lunghezza e di soli 75 cm circa. Le parti superiori delle piramidi non sono collegate, con il passare del tempo e la presenza di un percorso di una carovana di cammelli ha provocato danni ai monumenti. Secondo Francigny, la parte superiore sarebbe stata decorata con una chiave di volta raffigurante o un uccello o un fiore di loto sulla cima di un globo solare.

Dai resti sembra che i costruttori di queste piramidi abbiano continuato a edificare fino a quando non sono rimasti a corto di spazio. “Hanno raggiunto un punto, in cui era così pieno di gente e tombe, che avrebbero riutilizzato la zona più antica”, dichiara Francigny.

Il ricercatore Francigny è il direttore degli scavi della Missione Archeologica Francese a Sedeinga, la squadra che ha fatto le scoperte. Lui e il team leader Claude Rilly, hanno pubblicato un articolo contenente i risultati della loro stagione del 2011 nella zona più recente del sito archeologico, in una rivista del Sudan e Nubia.

Tra le scoperte vi erano piramidi diverse, con una cupola interna nella volta (struttura circolare), gli angoli della piramide erano collegati attraverso bretelle incrociate. Rilly e Francigny hanno fatto notare nel loro articolo, che il disegno della piramide assomiglia a un “giardino alla francese”.

Si conosce solo una piramide, al di fuori di Sedeinga, che è stata costruita in questo modo, è rimane tutt’ora un mistero. Una scoperta recente fatta nel 2012 può fornire un nuovo indizio, Francigny in un’intervista ha dichiarato; “Quello che abbiamo trovato quest’anno è molto interessante. Una tomba di un bambino che era coperto solo da una specie di cerchio, quasi completa, di mattoni.” Secondo una sua ipotesi quando iniziarono a costruire le piramidi a Sedeinga, una nuova usanza ha fatto sì che si aggiungesse un cerchio nella costruzione locale, da cui deriva il nome di “Costruzione a Tumulo”. Per questa ragione si osservano alcune piramidi con cerchi al loro interno.

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