Siamo già, cavie per legge?

 

Intervista / La corsa ai vaccini, la libertà di scelta e noi. Cavie per legge?

In Cavie per legge. Considerazioni sull’obbligatorietà del vaccino Covid-19, Gianfranco Amato (avvocato, presidente di Giuristi per la vita) e Paolo Gulisano (medico epidemiologo e storico della medicina) sostengono che con il ricorso generalizzato ai vaccini siamo diventati di fatto cavie, in quanto chi si sottopone al vaccino sta testando prodotti i quali, a causa dei tempi ristretti, non hanno rispettato gli abituali standard di sperimentazione. Una corsa, quella al vaccino, che secondo gli autori è espressione di una precisa visione del mondo, nemica delle libertà fondamentali.

Su Cavie per legge ho intervistato Paolo Gulisano.

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di Aldo Maria Valli

Paolo Gulisano, perché secondo voi stiamo diventando, o siamo già, cavie per legge?

Fin dall’inizio della pandemia è stato detto che la soluzione al problema sarebbero state non le cure, ma i vaccini. Così si è arrivati alla produzione in tempi rapidissimi, “miracolosi”, di questi prodotti farmaceutici che i media spesso chiamano – con terminologia completamente errata – “antidoti”: i tanto attesi vaccini anti Covid. Molti esperti sostengono che i tempi di realizzazione degli attuali prodotti sono stati straordinariamente accorciati rispetto alle abituali fasi di studio di un vaccino, che normalmente richiedono da cinque a dieci anni. Quella che è attualmente in atto è dunque una fase di sperimentazione. Un allarmismo eccessivo? In realtà, se è vero che la prudenza non è mai troppa, ciò vale a maggior ragione in medicina, e i primi report post-vaccinali, che segnalano effetti collaterali importanti causati dai primi vaccini introdotti, ci fanno pensare che questi prodotti siano stati approvati e distribuiti con eccessiva fretta. Il termine “cavie” per qualcuno potrebbe suonare un po’ forte, ma nell’ambito di una sperimentazione coloro che ne sono oggetto vengono definiti in questo modo. Per legge, la partecipazione a una sperimentazione dovrebbe essere esclusivamente su base volontaria, mentre oggi si vorrebbe imporre queste vaccinazioni in maniera coercitiva. Uno scenario assolutamente inedito nella storia della medicina e dell’umanità.

Che cos’è esattamente un vaccino?

Negli ultimi anni le vaccinazioni sono diventate una pratica sanitaria di cui si parla e si discute molto. Addirittura, nel caso dell’epidemia da Covid -9, un possibile vaccino viene visto in un’ottica quasi messianica, come ciò che metterà fine al problema.

I dibattiti sui vaccini spesso sono molto accesi, e anche piuttosto faziosi, con demonizzazioni reciproche tra favorevoli e contrari.

La verità è un po’ più complessa, ed emerge grazie a dati ben precisi. I vaccini cosa sono? Sono farmaci non che curano, ma immunizzano l’organismo, facendogli produrre anticorpi contro virus o batteri in modo da non contrarre una determinata malattia. Servono? Indubbiamente, hanno avuto un ruolo importante nel ridurre anche drasticamente l’incidenza di diverse malattie, e di portare all’eradicazione di una di queste, il vaiolo, un tempo molto grave e oggi scomparsa. Tuttavia, a fronte di certi proclami trionfalistici dei fautori delle vaccinazioni che le definiscono come una delle più importanti realizzazioni nella storia della medicina, bisogna sottolineare che il vaiolo è l’unica malattia scomparsa grazie alla pratica vaccinale. Altre malattie, come la difterite o la poliomielite, sono diventate sempre più rare a seguito anche di campagne vaccinali, ma senza peraltro estinguersi del tutto. Altre malattie infettive, come ad esempio la tubercolosi, un tempo endemica, sono andate scomparendo dall’Europa senza bisogno di alcun vaccino, ma semplicemente migliorando gli stili di vita. La Tbc per altro continua a mietere ogni anno un milione e seicentomila morti nel mondo, e nessun vaccino si è dimostrato efficace nella prevenzione

Perché sostenete che è un errore considerare il vaccino una panacea?

Perché il vaccino ha dei limiti nella propria efficacia. Ad esempio nella durata. Alcune vaccinazioni proteggono per dieci anni, altre per meno tempo, e solo poche mantengono la loro capacità immunizzante per tutta la vita. Per quanto riguarda i vaccini anti-Covid attuali, la loro protezione non supererà l’anno, come dichiarato dalle stesse aziende produttrici. Non saranno dunque la soluzione definitiva al problema della pandemia.

Contro un virus come il Covid qual è, a vostro giudizio, la più adeguata strategia a cui ricorrere?

Le cure. Curare il Covid con terapie domiciliari e tempestive è la strategia migliore, e finora non è stata applicata per precisa volontà politica. Se il Covid fosse adeguatamente curato, la mortalità crollerebbe, sarebbe possibile riaprire le attività ora bloccate, e probabilmente anche la stessa vaccinazione potrebbe essere considerata come una pratica preventiva facoltativa destinata magari ai soggetti fragili.

Quali sono i motivi di quella che nel libro definite una visione fideistica del vaccino?

Chi è nato nella seconda metà del XX secolo è cresciuto con un concetto ben chiaro nella testa, ripetuto dai media, dalla scuola, perfino dai pulpiti delle parrocchie: non esiste la verità. Non esiste una sola verità. Chi pretende di “avere la verità in tasca” è un intollerante, un residuo dell’antichità. Veniva insegnato che occorreva mettere tutto in dubbio, sistematicamente. Oggi invece siamo nel tempo del Grande Cambiamento, del Grande Reset. Un tempo in cui sta nascendo un nuovo modello di economia, di salute pubblica, di scuola, perfino una nuova religione, ecologista, salutista, in perfetta linea con le direttive mondialiste dell’Onu e dell’Oms. Ed è nato un nuovo tipo di fideismo, che esige un tipo di obbedienza pronta, cieca, assoluta. È quel fenomeno inquietante che proprio tu, nel tuo saggio Virus e Leviatano, hai giustamente definito “dispotismo condiviso”. La gente cede la propria libertà in cambio di una “protezione” da parte dello Stato. La protezione è dubbia, ma è vietato porsi domande.

Perché la politica ha in massima parte sposato l’obbligo di vaccinarsi?

Per qualcuno si è trattato di una scelta ideologica, convinta: una piena adesione al progetto di grande cambiamento. È il caso della Sinistra. Ma ci sono anche vasti settori del Centrodestra che sostengono questa visione, probabilmente per paura di perdere consensi se dovessero andare contro corrente. La Destra più illiberale ha trovato un facile bersaglio nelle persone che chiedono il rispetto dei propri diritti e della propria libertà. Lo scenario politico attuale è davvero preoccupante.

Qual è l’atteggiamento veramente etico nei confronti del vaccino?

Alla base dell’etica medica c’è un principio antichissimo, che risale al padre della medicina, Ippocrate, che tanti secoli fa nel suo celebre giuramento parlava di deontologia medica, di illiceità dell’aborto, dell’eutanasia e persino del suicidio assistito. Questo principio è il seguente: primum non nocere. Etico è quindi ciò che non arreca danno alcuno alla persona.

La Congregazione per la dottrina della fede ha giustificato il ricorso a vaccini ottenuti da linee cellulari provenienti da aborti volontari perché si tratterebbe di “collaborazione remota” al male. Che ne pensate?

Sulla questione della liceità morale dell’uso di cellule provenienti da esseri umani abortiti, abbiamo assistito a tentativi da parte cattolica di giustificare questa pratica. Questo tipo di discussioni ha risentito di una scarsa conoscenza tecnica rispetto ai vaccini. I “giustificazionisti” infatti hanno dato l’impressione di ignorare che tra le decine di vaccinazioni in uso solo due (vaccino quadrivalente morbillo parotite rosolia varicella ed epatite A) sono realizzati utilizzando cellule umane. L’uso di queste tecnologie non è affatto una via obbligata per arrivare ai vaccini anti-Covid. Anzi. Sono allo studio alcuni vaccini che utilizzano tecniche tradizionali. Per questo motivo sarebbe opportuno che i cattolici – e non solo loro – anziché giustificare questi nuovi vaccini in nome di un inaccettabile “il fine giustifica i mezzi”, si esprimessero con chiarezza sulla indisponibilità del corpo umano per la produzione di farmaci. Le alternative non mancano affatto.

Perché anche la Chiesa, a partire dal papa, si è schierata dalla parte del vaccino?

La lettura che il Vaticano dà dell’epidemia è che si tratti di un castigo della Madre Terra che gli uomini non hanno sufficientemente rispettato. Ma accanto all’ecologismo, ormai di casa nei sacri palazzi, ecco emergere anche un fideismo assoluto nei confronti di un ritrovato farmaceutico che papa Bergoglio in occasione dello scorso Natale ha definito “luce e speranza”! Una definizione che suscita non poche perplessità. L’entusiasmo vaccinista del Vaticano, che ha pienamente aderito alle posizioni dell’Oms, ha messo da parte ogni riflessione sull’eticità dei vaccini, ma anche sull’efficacia e sulla sicurezza. L’unica cosa che conta è che il vaccino sia equo e solidale e arrivi ai poveri. Ciò comporta anche un riposizionamento della Chiesa rispetto al mondo, che della Chiesa è da duemila anni l’antagonista irriducibile: “La Chiesa è al servizio della guarigione del mondo” dice un recente documento vaticano sulla pandemia. Ciò significa “usare in modo creativo le voci della Chiesa in tutto il mondo per parlare, esortare e contribuire ad assicurare che i vaccini e le cure di qualità siano disponibili per la nostra famiglia globale”. Come si vede, nessun dubbio, nessuna incertezza sull’uso dei vaccini. È un nuovo dogmatismo che va a braccetto con quello neoscientista.

Sollevare dubbi e perplessità sul ricorso al vaccino significa essere automaticamente etichettati come negazionisti e irresponsabili. Di fronte a queste accuse, come replicare e argomentare?

Le ideologie tendono a semplificare la realtà all’estremo, a usare slogan anziché ragionamenti, a demonizzare gli avversari. Non è facile quindi affrontare il pensiero dominante, quello che vuole un Grande Reset, che vuole una “nuova era”, e che censura sistematicamente il dissenso. Bisogna trovare le stesse forze morali e civili di chi si oppose, nel corso del Novecento, ai dispotismi e ai totalitarismi, dal Messico dei Cristeros alla Germania della Rosa Bianca alla Russia del Samizdat. Non sarà facile, ma solo la Verità ci potrà rendere liberi.

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Gianfranco Amato, Paolo Gulisano, Cavie per legge. Considerazioni sull’obbligatorietà del vaccino Covid-19, Collana editoriale Giuristi per la vita, 54 pagine, 8 euro.

ABORTI E NATI MORTI DOPO IL VACCINO COVID ASTRAZENICA E IL NON VACCINO PFIZER

Celeste McGovern – LifeSiteNews – 19 aprile 2021

Migliaia di donne in tutto il mondo stanno segnalando interruzioni del ciclo mestruale dopo aver effettuato la vaccinazione contro la Covid-19.

Il sistema governativo britannico per gli eventi avversi ai vaccini ha raccolto più di 2.200 segnalazioni relative a disturbi riproduttivi dopo la somministrazione del farmaco, tra cui sanguinamento mestruale eccessivo o assente, mestruazioni ritardate, emorragie vaginali, aborti e nati morti.

Nel Regno Unito, il sistema di segnalazione degli eventi avversi Yellow Card include 2.233 casi di “disturbi riproduttivi e mammari” dopo la somministrazione dei vaccini AstraZeneca e Pfizer.

Il programma Yellow Card del Regno Unito riporta, a partire dal 5 aprile, 1.465 reazioni che coinvolgono il sistema riproduttivo, nonché 19 “aborti spontanei”, cinque parti prematuri e due nati morti in associazione con il vaccino AstraZeneca.

I rapporti includono:

  • 255 casi di sanguinamento uterino anomalo
  • 242 segnalazioni di dolore e gonfiore insolito al seno
  • 182 donne che hanno avuto mestruazioni in ritardo o del tutto assenti
  • 175 casi di sanguinamento mestruale abbondante
  • 165 casi di emorragia vaginale
  • 55 segnalazioni di gonfiore, lesioni, eruzioni o ulcerazioni ai genitali
  • 19 casi di emorragia post-menopausale
  • 12 casi di menopausa precoce o “indotta”

Altre 768 segnalazioni di “disturbi riproduttivi e mammari” sono state riportate per il vaccino della Pfizer nel Regno Unito, così come 42 “aborti spontanei”, cinque insorgenze di travaglio prematuro e due nati morti. Queste includono:

  • 265 alterazioni del seno, tra cui 22 segnalazioni di cancro al seno e 177 segnalazioni di dolore al seno
  • 134 casi di sanguinamento mestruale irregolare
  • 127 casi di mestruazioni assenti o leggere
  • 92 casi di sanguinamento abbondante
  • 73 casi di emorragia vaginale
  • 5 casi di emorragia post-menopausale
  • 5 casi di menopausa precoce o “indotta”

I disturbi riproduttivi maschili sono meno numerosi, ma i 75 rapporti Yellow Card sul vaccino di AstraZeneca includono 63 reazioni di disfunzione erettile, 50 casi di dolore testicolare, 11 casi di dolore e gonfiore scrotale e tre rapporti di ematospermia, o sangue nello sperma.

La Yellow Card della Pfizer include 22 segnalazioni di dolore testicolare e scrotale e 21 casi di disfunzione sessuale.

Nessuno dei rapporti Yellow Card rivela dettagli sugli individui interessati dagli effetti collaterali. Tuttavia, Lorri Emmily Lowe, 32 anni, del Regno Unito, ha detto di aver avuto dei crampi tre giorni dopo la somministrazione del vaccino AstraZeneca a febbraio.

“Ho anche avuto un braccio completamente inutilizzabile per 24 ore”, ha detto a LifeSiteNews. “È stato straziante e sono stata praticamente costretta a letto a causa del braccio. Sono diventata pazza per lo strano dolore”.

La Lowe ha detto di essersi sentita “fuori forma” per circa tre giorni, ma ciò che l’ha preoccupata di più è che il suo ciclo mestruale, che era stato perfettamente “puntuale” per 10 anni (escluse le gravidanze), è improvvisamente svanito.

Ha avuto uno strano episodio di “macchie” che non aveva mai avuto in vita sua e le sue mestruazioni erano in ritardo di cinque giorni. “Non sono mai in ritardo. Sono stata costante per molti, molti anni”, ha detto, e quando è arrivato è stato “super abbondante ed è durato otto giorni”.

Ora le mestruazioni di Lowe sono tornate normali, ma piuttosto abbondanti. “Non capisco come in sei anni da quando ho partorito un bambino, quello sia stato l’unico mese in cui il mio ciclo ha deciso di andare in tilt”.

Il Vaccine Adverse Event Reporting System (VAERS) degli Stati Uniti documenta simili complicazioni riproduttive.

“Le mie mestruazioni sono sempre state regolari. Il ciclo doveva iniziare il 22/02/2021 (dopo la seconda dose di vaccino) e il sanguinamento non si è verificato”, una donna di 25 anni della Pennsylvania, che ha ricevuto entrambe le dosi del vaccino Moderna, ha riferito al sistema gestito dai Centri statunitensi per il controllo e la prevenzione delle malattie.

Un rapporto VAERS riferisce di una donna di 51 anni della Georgia che ha ricevuto la prima dose di vaccino della Pfizer a gennaio e nel giro di tre giorni ha sviluppato un’eruzione cutanea (petecchie) sulle caviglie che si è gradualmente diffusa alle ginocchia. È stata ricoverata in ospedale cinque giorni dopo il vaccino con sanguinamento vaginale e anemia. Le è stata diagnosticata la Coagulazione Intravascolare Disseminata, un disturbo della coagulazione del sangue, che ha portato al peggioramento della sua funzione epatica, al gonfiore doloroso delle gambe e alla colorazione violacea. È morta l’11 febbraio. [VAERS ID 1032163-1]

Riassunto: la paziente ha ricevuto la dose #1 del vaccino Covid-19 il 16/01/21. In 3 giorni, ha sviluppato petecchie fino alle caviglie, in seguito salite fino alle ginocchia. La paziente è stata ricoverata in ospedale il 6/2/21 per anemia sintomatica 2/2 e sanguinamento vaginale. La paziente ha ricevuto 4 unità FFP, 4 unità PRBC, 1 unità di crioprecipitato e vitamina K 5 mg IV. Iniziato anche il medrossiprogesterone 20 mg PO TID. Alectinib d/sospeso a causa del peggioramento della funzione epatica. Valutata da OB/GYN e da Ematologia. Diagnosi di CID. Paziente con peggioramento dell’edema bilaterale degli arti inferiori e porpora con dolore e debolezza. Consultate le cure palliative. La paziente è deceduta il l’11/2.

Una donna di 48 anni del Texas ha ricevuto la prima dose del vaccino COVID-19 di Moderna a gennaio e 13 giorni dopo è stata ricoverata in ospedale con forti emorragie vaginali e una conta delle piastrine criticamente bassa. [VAERS ID 0958885-1]

Riassunto: la paziente è stata visitata nel mio studio il 19/01/21 per un forte sanguinamento vaginale. È stato eseguito un emocromo che ha rivelato un H/H di 12,2/36,1 e una conta delle piastrine di 1 (non 1K, ma 1 piastrina!) e questo è stato confermato dalla verifica dello striscio. È stata immediatamente inviata al pronto soccorso dell’ospedale e la ripetizione dell’emocromo ha confermato la conta piastrinica criticamente bassa. Attualmente è ricoverata in ospedale e le sono state praticate trasfusioni di piastrine, ma la conta è ancora molto bassa. Sta anche ricevendo steroidi e immunoglobuline ed è assistita da un medico (Emat./Onc).

VAERS include anche 26 rapporti di aborto spontaneo o altri eventi di “morte fetale” dopo le vaccinazioni Covid.

Una dottoressa californiana di 40 anni, incinta, ha descritto la prima dose di vaccino come “evento letale per il feto” che sei giorni dopo l’ha portata a partorire il bambino morto. [VAERS ID 958755]

Riassunto: la paziente era incinta di 18 settimane al momento del vaccino. Seconda gravidanza. La paziente è un medico. La gravidanza è stata del tutto normale fino a quel momento. Il 18/01/2021 ha iniziato ad avere forti emorragie vaginali probabilmente a causa di un distacco della placenta e successivamente ha partorito alla 18a settimana. Il bambino è nato morto. Ecografia fatta il 15/01/2021 normale. Evento letale per il feto. La paziente si è ripresa bene.

“Qualcosa ha danneggiato la placenta al punto tale da causare la morte del feto”, si legge in un altro rapporto VAERS su una donna di 24 anni che ha iniziato a sanguinare due settimane dopo aver ricevuto la prima dose di vaccino COVID Pfizer in febbraio. [VAERS ID 1074788 ]

Riassunto: a 8 settimane di gravidanza (2 settimane dopo la prima dose) ha iniziato a sanguinare e ha avuto un ematoma subcorionico. A 10 settimane l’ematoma subcorionico si è risolto. Ha ricevuto la seconda dose alla fine di febbraio. 1 settimana dopo, a 12 settimane di gravidanza, il feto non aveva battito cardiaco! Aveva dimensioni normali (come previsto) e anatomia normale controllata al primo trimestre con l’ecografia. Ma nessun battito cardiaco. Qualcosa ha danneggiato questa placenta tanto da portare alla morte del feto.

Nella maggior parte dei casi, la morte dei nascituri è stata registrata solo come “pericolo di vita” o come “ricovero” della madre. È il caso di una donna di 35 anni dell’Ohio che ha perso il proprio bambino dopo essere stata vaccinata con la prima dose di Moderna lo stesso giorno in cui l’ecografia e lo screening genetico avevano appurato che il bambino di 20 settimane era in buona salute. [VAERS ID 1033412]

Riassunto: 20 settimane di gestazione al momento della somministrazione del vaccino. Visto ginecologo quella mattina (12/1/21), esame e frequenza cardiaca fetale normali. Scansione anatomica normale 8/1/21, screening genetico normale. Morte fetale rilevata alla 24a settimana di visita ginecologica il 9/2/21, bambino partorito morto il 12/2/21.

Moderna e Pfizer non hanno risposto immediatamente alle domande sul loro vaccino e la fertilità. “È stato erroneamente suggerito che i vaccini Covid-19 possano provocare infertilità a causa di una sequenza di aminoacidi condivisa nella proteina spike del SARS-CoV-2 e di una proteina della placenta“, ha affermato Jerica Pitts, rappresentante della Pfizer, in un e-mail all’Associated Press a dicembre. “La sequenza, tuttavia, è troppo breve per dare plausibilmente origine all’autoimmunità“.

Gli studi sugli animali per indagare la reazione incrociata della proteina spike mirata ai vaccini Covid con la Sincitina-1 non sono stati condotti per determinare se possa insorgere l’autoimmunità o meno.

Componente che compromette la fertilità nel vaccino contro il coronavirus di AstraZeneca presente anche nell’HPV e nei vaccini antinfluenzali

Non è stata data alcuna spiegazione sul meccanismo che spieghi l’interruzione del ciclo mestruale o il dolore agli organi riproduttivi nei maschi e nelle femmine e la discussione pubblica sui rapporti riguardanti la riproduzione è stata minima. Tuttavia, il polisorbato 80, una sostanza chimica che ha mostrato tossicità ovarica ritardata nei ratti a tutte le dosi iniettate testate in serie di dieci volte, è un ingrediente del vaccino di AstraZeneca, così come di altri vaccini per l’influenza e l’HPV.

In passato sono state sollevate preoccupazioni sull’impatto di questi vaccini relativamente alla capacità riproduttiva. Un caso di studio australiano pubblicato sul British Medical Journal ha descritto una ragazza di 16 anni il cui ciclo mestruale regolare è cessato dopo essere stata sottoposta a vaccinazione HPV e le è stata diagnosticata un’insufficienza ovarica precoce.

Nel 2014, i medici australiani hanno pubblicato una serie di casi di altre adolescenti entrate in menopausa precoce – un fenomeno che hanno descritto come un fatto talmente raro da essere praticamente sconosciuto. Hanno posto domande preoccupanti sui rischi documentati per la fertilità di alcuni ingredienti del vaccino HPV, tra cui il Polisorbato-80, hanno citato gravi carenze nei trial preliminari del vaccino e hanno concluso che erano “urgentemente necessarie ulteriori ricerche”.

Tra il 2006 e il 2014, VAERS ha citato 48 casi di danni ovarici associati a reazioni autoimmuni nei soggetti vaccinati contro l’HPV. Tra il 2006 e maggio 2018, VAERS ha catalogato segnalazioni di aborto spontaneo (256 casi), amenorrea (172 casi) e mestruazioni irregolari (172 casi).

Uno studio del 2020 sulle segnalazioni di eventi avversi in VAERS ha evidenziato un’associazione statisticamente significativa tra il vaccino HPV quadrivalente (Gardasil) e l’insufficienza ovarica precoce, tra cui amenorrea, mestruazioni irregolari e menopausa precoce.

Come il Vaccine Adverse Event Reporting System (VAERS) degli Stati Uniti, il programma Yellow Card del Regno Unito raccoglie segnalazioni volontarie e non prova la connessione causale tra la vaccinazione e il sintomo riportato. Come sistema basato su segnalazioni volontarie, tuttavia, tende a raccogliere solo una frazione degli eventi avversi. Uno studio dell’Harvard Pilgrim Healthcare ha scoperto che al VAERS viene riportato meno dell’1% degli eventi avversi da vaccini, il che significa che il numero reale di reazioni avverse ai vaccini è da uno a due ordini di grandezza superiore.

L’avvertimento dell’ex vicepresidente della Pfizer sul potenziale impatto sulla fertilità

A dicembre, l’ex allergologo e immunologo della Pfizer Michael Yeadon e il pneumologo tedesco Wolfgang Wodarg hanno presentato una petizione all’Agenzia Europea del Farmaco (EMA) in cui ipotizzavano che qualsiasi vaccino contro la proteina spike del coronavirus, se dovesse reagire in modo incrociato con una proteina umana simile chiamata Sincitina-1 presente nel tessuto della placenta, potrebbe causare l’interruzione della gravidanza e la sterilità continua nelle donne che hanno sviluppato una risposta autoimmune alla Sincitina-1 in seguito alla vaccinazione.

Non vi è alcuna indicazione riguardo al fatto che gli anticorpi contro le proteine spike dei virus della SARS potrebbero anche agire come gli anticorpi anti-Sincitina-1. Tuttavia, se ciò si verificasse, impedirebbe anche la formazione di una placenta che porterebbe le donne vaccinate a diventare essenzialmente sterili“, hanno scritto i medici nella loro lettera urgente all’EMA.

Poiché le donne incinte e che allattano sono state escluse dagli studi sul vaccino e quelle in età fertile sono state incluse solo se stavano usando un contraccettivo farmacologico, nella lettera si aggiunge: “Questo significa che potrebbe essere necessario un tempo relativamente lungo prima che si possa osservare un numero notevole di casi di infertilità post-vaccinazione“.

Governo britannico: “Prove insufficienti per raccomandare l’uso abituale dei vaccini COVID-19 durante la gravidanza”.

Gli effetti collaterali mestruali stanno trovando spazio sui social media dove centinaia di donne hanno segnalato sintomi strani o sono andate a cercare risposte sulle loro irregolarità mestruali dopo essere state vaccinate contro il coronavirus. Sharon McGlinchey Seymour ha postato pubblicamente su una pagina Facebook quanto le aveva detto la sua ginecologa a proposito di emorragie anomale di cui si lamentavano “molte” donne dopo la vaccinazione COVID-19.

La dottoressa Kate Clancy, professore associato all’Università dell’Illinois, ha twittato a febbraio di aver sentito di donne che avevano cicli abbondanti dopo la vaccinazione. “Sono a una settimana e mezza dalla dose 1 di Moderna, ho avuto il mio ciclo forse un giorno o poco più in anticipo, e sto sanguinando come se avessi di nuovo vent’anni“, ha detto.

Un’altra donna di 65 anni a luglio ha risposto che ha iniziato ad avere le mestruazioni dopo il vaccino in modo “piuttosto abbondante”.

In Israele, il Ministero della Sanità ha riferito di aver ricevuto 13 segnalazioni di donne con sanguinamenti mestruali abbondanti e irregolari a metà febbraio, anche se le donne sotto i 45 anni non avevano diritto a ricevere il vaccino prima della fine di gennaio.

Il Ministero della Sanità ha detto che la Pfizer, il cui vaccino viene utilizzato in Israele, non aveva riportato alcuna irregolarità mestruale negli studi clinici.

Fiona Cookson, addetto alle relazioni con i media di AstraZeneca nel Regno Unito ha dichiarato che la società non ha una risposta formale riguardo alle lamentele in materia di riproduzione e che il responsabile del monitoraggio e della supervisione di tali effetti collaterali è la Medicines and Healthcare products Regulatory Agency (MHRA) del governo britannico e non il produttore del vaccino.

Nel sito web di segnalazione Yellow Card si afferma che sono state distribuite nel Regno Unito fino al 5 aprile 20,6 milioni di prime dosi e un milione di seconde dosi del vaccino AstraZeneca.

Moderna e Pfizer non hanno risposto immediatamente alle domande sugli effetti collaterali legati alla riproduzione dei loro vaccini.

Il Green Book del Regno Unito, descritto come una “guida fondamentale per i professionisti della salute pubblica che somministrano i vaccini nel Regno Unito”, non menziona le mestruazioni tranne che per dire che “prima di proporre il vaccino non viene fatta la domanda di routine sull’ultimo periodo mestruale e/o il test di gravidanza“.

Come per la maggior parte dei prodotti farmaceutici, non sono stati condotti studi clinici specifici sul vaccino Covid-19 in gravidanza“, secondo il Green Book del vaccino. Come per gli altri vaccini, non è richiesta alcuna indagine sugli effetti a lungo termine sulla fertilità o sul cancro per ottenere la licenza o l’autorizzazione all’uso di emergenza.

Il Green Book del Regno Unito afferma che “i test sullo sviluppo e la riproduttività dei vaccini Pfizer BioNTech, Moderna e AstraZeneca negli animali non hanno suscitato alcuna preoccupazione” e i vaccini che utilizzano vettori adenovirus, simili a quelli utilizzati nel vaccino Covid-19 di AstraZeneca, sono stati ampiamente utilizzati per vaccinare le donne contro l’Ebola “e i trial di questi vaccini in gravidanza sono destinati a proseguire“.

Anche se i dati disponibili non indicano alcun danno alla gravidanza, non ci sono prove sufficienti per raccomandare l’uso di routine dei vaccini Covid-19 in gravidanza“, secondo l’opuscolo del governo. Eppure la prassi standard è stata quella di raccomandare il vaccino se si ritiene che i benefici superino i rischi.

È “una follia sottoporsi a questo vaccino sperimentale se si è una giovane donna”.

La dottoressa Simone Gold di America’s Frontline Doctors ha sottolineato la natura sperimentale dei vaccini, che hanno ottenuto l’autorizzazione all’uso di emergenza solo dalla U.S. Food and Drug Administration, e sono ancora in fase di sperimentazione clinica di fase III.

Sappiamo che il tasso di sopravvivenza [da Covid-19] per le donne in età fertile, così come per i bambini, è estremamente alto, oltre il 99,98% secondo il CDC, anche senza trattamento, e certamente senza un nuovo e non testato agente biologico tutt’oggi disponibile solo con un’autorizzazione di emergenza (EUA) come trattamento sperimentale“, ha detto Gold in una dichiarazione inviata via e-mail a LifeSiteNews. Usando la semplice logica per una valutazione del rischio, la decisione di somministrare uno qualsiasi dei vaccini sperimentali Covid a una donna incinta sarebbe straordinariamente avventata”.

https://www.silvanademaricommunity.it/2021/05/02/aborti-e-nati-morti-dopo-il-vaccino-covid-astrazenica-e-il-non-vaccino-pfizer/

Mentre un anno fa, le donne incinte o che progettavano di concepire esitavano a mangiare tonno a causa del contenuto di mercurio o a prendere un Tylenol, ora sono state spinte a farsi iniettare una sostanza sperimentale.

Il desiderio di maternità è travolgente. Non può essere sostituito da qualcos’altro. Non ci si può scherzare“, ha detto Gold a Michelle Malkin in un’intervista a febbraio. “La sequenza di eventi che si verificano nel corpo umano quando una donna rimane incinta e porta avanti la gravidanza è incredibilmente complicata ed è per questo che storicamente i medici e gli scienziati hanno sempre escluso le donne incinte dagli studi clinici, perché non conosciamo tutti i dettagli di ciò che non sappiamo“.

È una follia farsi somministrare questo vaccino sperimentale quando si è una donna giovane“, ha detto Gold. “Proibirei categoricamente a qualsiasi giovane donna questo vaccino ed è altamente immorale che un medico lo proponga alle donne giovani“.

BY SILVANA DE MARI

Fonte: https://www.lifesitenews.com/news/thousands-of-women-report-hemorrhaging-reproductive-dysfunction-miscarriage-after-corona-shots

https://www.silvanademaricommunity.it/2021/05/02/aborti-e-nati-morti-dopo-il-vaccino-covid-astrazenica-e-il-non-vaccino-pfizer/

Ultimatum dei medici in piazza: «Cambiate i protocolli»

Scenderanno in piazza in camice bianco. Con loro ci saranno i loro pazienti guariti che indosseranno la T-shirt per le cure domiciliari precoci. «Chiederemo a Speranza perché i medici del territorio non sono stati coinvolti nella revisione del protocollo. La vigilante attesa non è provata da nessuno studio. E se non otterremo risposte ricorreremo al Tar contro le nuove linee guida». L’avvocato dei medici per le cure domiciliari precoci, Erich Grimaldi, illustra alla Bussola la conferenza di Piazza del popolo di sabato 8 maggio. Un evento storico, in cui per la prima volta i medici protesteranno «col governo per cambiare i protocolli di cura per la tutela della salute pubblica». 

Sfileranno in camice bianco per rivendicare il loro diritto a curare precocemente. Accanto a loro ci saranno i loro pazienti guariti. È un evento storico quello che si svolgerà a Roma sabato 8 maggio, ore 14.30, a Piazza del Popolo: per la prima volta in Italia i medici del Servizio Sanitario Nazionale e scenderanno in piazza non per una vertenza sindacale, ma per chiedere al governo di poter essere messi nelle migliori condizioni di curare il covid e per contestare apertamente le nuove linee guida licenziate  il 26 aprile.

L’avvocato Erich Grimaldi, che ha fondato e segue il comitato dei camici bianchi della terapia domiciliare precoce covid e che ha riportato le vittorie in Consiglio di Stato e al Tar, in questi giorni, è alle prese con le complicate pratiche da burocrazia prefettizia per organizzare al meglio la prima conferenza sulle terapie domiciliari precoci e allestire il palco sul quale saliranno oltre a lui, medici e pazienti guariti.

«L’obiettivo della nostra manifestazione – spiega Grimaldi alla Bussola illustrando le caratteristiche dell’evento – è quello di ottenere delle risposte da Speranza».

Quali, avvocato?Anzitutto: perché non ha coinvolto i medici che sono attivi sul campo della cura precoce covid nella revisione del protocollo? Le nuove linee guida, a conti fatti, sono rimaste sostanzialmente invariate mantenendo comunque il principio della vigile attesa con paracetamolo che si è rivelato del tutto inadeguato…

…Se non dannoso.

Appunto. A proposito, si chiede sempre la presenza di studi randomizzati e trials clinici verificati, ma non mi risulta che esistano studi randomizzati che provino la bontà della strategia vigile attesa con paracetamolo. Eppure, si è imposta quella: come mai?

Il Ministero si era attivato però, cercando di coinvolgervi…

Infatti, un’altra risposta che vogliamo da Speranza è capire perché sia mancato quel dialogo tra il sottosegretario Sileri e il ministro della Salute. Sileri aveva promosso il nostro incontro con l’Agenas, regolarmente avvenuto, poi è arrivata la doccia fredda.

Come si svolgerà la vostra protesta?

La chiamerei piuttosto una conferenza.

In piazza, però. È comunque un evento storico: medici che protestano chiedendo al governo di essere lasciati liberi di curare…

Sì, confermo, è un evento storico. Anche per come si svolgerà.

Cioè?

Ci saranno i medici e professionisti sanitari in camice bianco, quindi tutti riconoscibili. E con loro ci saranno i pazienti che in tutti questi mesi gli stessi hanno guarito dal covid attraverso le terapie domiciliari precoci. Indosseranno una maglietta con su scritto: «Io sono stato curato con la terapia domiciliare precoce». I cittadini, invece, che sostengono l’iniziativa, perché ritengono le terapie precoci fondamentali per uscire dall’emergenza, indosseranno la t-shirt: «Voglio essere curato con la terapia domiciliare precoce».

La politica si sveglierà?La politica si era già attivata: l’8 aprile il Parlamento aveva votato all’unanimità un ordine del giorno che impegnava il governo a far partecipare i medici del territorio alla revisione dei protocolli di cura. Perché Speranza non ne ha tenuto conto? Quello che la nostra manifestazione vuole far comprendere è che la politica deve favorire il lavoro dei medici non decidere le cure come invece sta avvenendo.

Il protocollo non parla solo di terapie, discutibili, ma anche di quello che deve fare il medico di famiglia…

Ha ragione il dottor Andrea Mangiagalli, con queste linee guida il medico è considerato alla stregua di un videoterminalista: è invitato a controllare, verificare, attivare, insomma a svolgere tante attività, tranne che andare a visitare il paziente che è la prima cosa che si deve fare perché le terapie precoci funzionino e i pazienti non vengano ricoverati in ospedale.

I medici sul palco non rischiano anche loro di fare politica?

Tutt’altro: ribadiranno la loro volontà di essere fedeli ai loro giuramenti che sono quelli di prendersi cura e stabiliranno una nuova alleanza medico-paziente, motivo per cui ho costituito una nuova Associazione denominata Unione per le cure, i diritti e le libertà.

Che cosa spera che succederà il 9 maggio?

Questo è un ultimatum, ci aspettiamo di essere contattati e coinvolti nella revisione dei protocolli, ma se non accadrà non daremo tregua al ministero ed impugneremo anche le linee guida del 26 aprile ricorrendo al Tar, procurando ulteriori pubblicazioni scientifiche che dimostrino la bontà della terapia precoce covid, ben sapendo che non esistono pubblicazioni che provano il successo della vigilante attesa, come dell’eparina solo agli allettati.

Andrea Zambrano

https://lanuovabq.it/it/ultimatum-dei-medici-in-piazza-cambiate-i-protocolli

SPERANZA E IL SUO RICORSO.
BY SILVANA DE MARI2 MAGGIO 202130

l ministro che dovrebbe essere della Salute, Speranza Roberto, e l’Agenzia italiana del farmaco, con un ulteriore dimostrazione di dubbia equità, hanno presentato ricorso al Consiglio di Stato contro l’ordinanza con la quale il Tar del Lazio, il 4 marzo scorso, aveva finalmente restituito ai medici il diritto (o forse il dovere?) di fare i medici, e soprattutto il diritto ai pazienti di essere curati. I pazienti sono cittadini di uno stato (ex) democratico che ha già nei suoi tempi migliori, ormai tramontati, ha violato le regole di libertà personale con una tassazione eccessiva. Una delle libertà personali è godere del proprio denaro e amministrarlo secondo la propria volontà. Lo stato Italiano sottrae ai cittadini cifre spropositate, in cambio dà una pensione che forse non si prenderà mai e di cure sanitare “gratis”: Gratis un accidente, sono state già pagate con prelievi fiscali folli. In questa maniera però il cittadino ha sempre l’impressione che gli stiano facendo un favore, ma, soprattutto, i medici di famiglia sono proprietà dello Stato, o, se definirli così vi sembra un po’ forte, possiamo serenamente descrivere le come impiegati statali, impiegati che, come ogni impiegato il mondo, seguono le istruzioni di chi paga il loro stipendio. Lo spiego in parole molto povere. Sarà squallido, ma inevitabile, che ogni professionista tende a fare l’interesse di colui che lo paga. Ho abitato quattro anni in Svizzera. A fronte di una tassazione enormemente inferiore a quella italiana, non avevamo il diritto alla sanità gratuita. In cambio non eravamo stati spolpati, dato che i soldi li avevano lasciati in mano a noi, perché la Svizzera dà per scontato che i suoi cittadini siano maggiorenni, non minorati mentali cui bisogna sottrarre il denaro per pagare assicurazione malattie, perché da soli non sono capaci. Mi fermo anche a considerare che in Italia io non posso rifiutare il Sistema Sanitario Nazionale, non posso non pagare le tasse, perché altrimenti mi arrivano a casa i finanzieri, che sono uomini armati. Il denaro per pagare quindi un carrozzone indecente che ha lasciato la gente a casa a morire con tachipirina e vigile attesa (mi assumo la responsabilità di ogni singola sillaba di questa affermazione) mi è stato sottratto con la forza. Torniamo alla Svizzera. Quando avevo bisogno del pediatra per mio figlio andavo dal pediatra che avevo scelto io e che mi piaceva perché era capace, cortese, e si era anche preso il disturbo di avere una sala d’aspetto divertente e colorata,  e lo pagavo con i soldi miei. Lui faceva una ricevuta con la quale ottenevo il rimborso dell’assicurazione. Ero io che pagavo il medico. Era chiaro al medico che doveva fare il mio interesse, nel caso quello del mio bambino.

I medici italiani sono impiegati statali pagati dallo Stato. Fanno l’interesse dello Stato, altrimenti si trovano senza stipendio e corrono anche il rischio di trovarsi espulsi dai sempre più problematici Ordini dei Medici, carrozzoni burocratici e politicizzati che in tutta la cosiddetta pandemia sono riusciti a dare il peggio di sé, rinnegando completamente i due scopi per cui sono nati: proteggere i pazienti e proteggere i veri medici che curano i pazienti. Hanno  rinnegato le più elementari norme che tutelano la libertà: la libertà di cura, e la banale libertà di non volere che nel proprio corpo venga iniettata una medicina che non si vuole. Vorrei approfittare di questa tribuna per manifestare la mia totale disistima agli Ordini dei Medici e chiedo a tutti medici che, come me, se lo possono permettere, quelli che non devono mantenere una famiglia, quelli che hanno altri introiti, di uscire degli ordini medici. Dobbiamo fare sciopero. Non continuiamo a finanziare questi carrozzoni.

Il Tar del Lazio aveva affermato il diritto dei medici per i pazienti positivi al coronavirus di «prescrivere i farmaci che essi ritengono più opportuni secondo scienza e coscienza» senza necessariamente attenersi ai protocolli Aifa che prevedono che le cure domiciliari si basino sulla somministrazione di paracetamolo e vigile attesa. Il Senato, in modo quasi unanime (212 a favore, 2 astenuti, 2 contrari), ha chiesto al governo di approvare un protocollo unico nazionale per regolamentare e ampliare le cure domiciliari contro il Covid-19, grazie anche a audizioni parlamentari di medici, al quotidiano la Verità e a poche ma incisive trasmissioni televisive ( Fuori dal coro, Diritto e rovescio) che hanno affrontato il problema.

Il ricorso al Tar era stato presentato dal  Comitato Cure Domiciliari Covid-19, valorosa l’associazione di medici, che come altre associazioni, per esempio Ippocrate, e innumerevoli medici sfusi ( Amici, Gulisano, Citro, De Mari eccetera), curano i pazienti guarendoli a casa senza intasare gli ospedali, con farmaci di poco costo. Il comitato ha affermato in una nota che si tratta di un ricorso che «lascia senza parole», e sottolinea come il ricorso neghi la base della medicina : « la libertà dei medici di fare riferimento alla propria esperienza e formazione per curare i pazienti in scienza e coscienza, con libertà prescrittiva dei farmaci ritenuti più efficaci e la necessità di agire tempestivamente, ovvero entro le prime 72 ore» il protocollo Aifa è basato su somministrazione di un pessimo antipiretico privo di attività antinfiammatoria che deprime il glutatione , il Paracetamolo, e della cosiddetta vigile attesa, che vuoi dire non dare cure fino a quando la misurazione dell’ossigeno mediante un apparecchietto che si mette sul dito (pulsometro), non ne segnala un abbassamento nel sangue, vale a dire fino a quando non c’è un danno polmonare sorvolando sul particolare che solo una piccola parte delle persone che ha tosse e febbre ha il coronavirus, la maggioranza ha una polmonite batterica, quindi l’idea di non somministrare antibiotico fino a quando non c’è un abbassamento dell’ossigeno, cioè un danno polmonare, è  assolutamente sbagliata. Il Comitato ha chiesto  al ministro Speranza di fornire al più presto delucidazioni in merito al ricorso, ricordando che ormai sono innumerevoli le persone in Italia e all’estero curate con quello che in Italia è chiamato il protocollo del professor Cavanna, con spettacolari risultati.

I ministro della salute, dizione ogni giorno sempre più orwelliana, non si è preso il disturbo di rispondere all’associazione dei medici di Medicina Domiciliare, un gruppo di medici che curano gratuitamente i pazienti a casa con ottimi risultati, non deve essergli sembrato un interlocutore degno della sua attenzione. Ci chiediamo quali accidenti siano gli interlocutori degli della sua attenzione, e dell’attenzione dei circuiti televisivi anche. Il dottor Gulisano, uno dei medici che guariscono il covid a casa avrebbe dovuto essere presente da Floris su La 7 martedì 20, dato che il ricorso approvato dal Tar sta spingendo tutti verso l’idea di curare a casa. La troupe per riprenderlo era già a casa sua, quando tutto è stato annullato.  Qualche malelingua ha ipotizzato che forse già serpeggiava la notizia che il ricorso dell’Orwelliano ministro della Salute sarebbe stato accettato, come in effetti è successo due giorni dopo. È un’affermazione grave che lascia ombre sull’imparzialità degli organi decisionali della nazione e che noi ricusiamo assolutamente. La riportiamo per puro dovere di cronaca.

Mentre ci domandano dove trovare i dati che ci spieghino quanti morti hanno avuto Svizzera e Austria per la loro temeraria imprudenza di lasciare aperti gli impienti di risalita, siamo di nyuovo immersi in tachipirina e vigile attesa.

Ma noi non molliamo. Noi continueremo la nostra battaglia. Noi che abbiamo curato continueremo curare. Noi siamo medici e continueremo essere medici. Ippocrateorg, terapia dominciliare, Amici, Citro, Gulisano, io e innumerevoli altri continuiamo a curare. E ad aspettare il momento in cui  Ippocrate tornerà a essere Ippocrate. Che i medici tornino a curare. Che gli ordini dei medici tornino a proteggere il diritto dei medici di curare e il diritto dei pazienti a essere curati. Che i ministri della salute tornino a proteggerla.

Nel suo ridicolo libro Come guaruremo,  c’è l’affermazione che la “pandemia” è una magnifica occasione per attuare i “valori del socialismo”: più miseria per tutti e tutti di proprietà dello stato, ma non c’è solo questo.

I cosiddetti vaccini covid sono tutti terapie sperimentali. possono essere somministrati solo se non esistono cure alternative.

Due più due fa …? Quattro!

BY SILVANA DE MARI

RIFIUTA IL TAMPONE, DOCENTE DI SCIENZE INFERMIERISTICHE SOSPESA DAL LAVORO – Giovanna Finocchi

Giovanna Finocchi è direttrice del corso di laurea in scienze infermieristiche e docente di etica e bioetica. Lo scorso marzo, ai sensi della legge 81/08, è stata convocata dalla propria direzione sanitaria per eseguire il test antigenico.

“Già dall’aprile del 2020 ho iniziato a studiare i numeri dell’ISS, dell’Istat, di Epicentro, insomma i dati di tutti quegli istituti che da anni monitorano l’andamento delle epidemie in Italia, in particolare dell’influenza stagionale. Mi sono resa conto che questi numeri non si discostavano molto rispetto a quelli degli anni precedenti, così ho iniziato a informarmi su altre fonti oltre a quelle dei telegiornali. Inoltre, a seguito dei provvedimenti adottati per contenere l’epidemia, che risultati sono stati ottenuti?”

Scettica sulle reali dimensioni dell’emergenza sanitaria e sulle misure messe in campo dal governo, Giovanna Finocchi prende dunque una decisione drastica: decide di non sottoporsi al tampone. Per questa ragione viene sospesa dal proprio impiego. Una decisione, quella di Giovanna, dettata dalla propria coscienza etica: dalla necessità di dissociarsi dalla narrazione dominante e dalle misure adottate dalle autorità sanitarie.

“Se tutti continuiamo a fare quello che ci viene detto, senza metterne in discussione l’utilità, ci potranno far fare quello che vogliono. Che senso ha eseguire milioni di tamponi, con costi altissimi per far rimanere a casa le persone sane?”

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