La Truffa del coronavirus

 

LA TRUFFA DEL CORONAVIRUS: IL PRIMO MORTO NON È MORTO PER COLPA DEL VIRUS

Tutto è iniziato da una grande truffa.

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A Vo Euganeo, in Veneto, c’era stato il primo morto di Covid-19: si chiamava Adriano Trevisan, morto il 21 febbraio scorso a 78 anni. A quel tempo, e per molto tempo, il governo vietava le autopsie sui morti da coronavirus.

Ora, dall’autopsia richiesta dalla Procura di Padova ed eseguita negli scorsi giorni, arriva un’altra verità. La verità: Trevisan presentava gravi patologie cronico-degenerative pregresse e il suo decesso, quindi, non sarebbe direttamente riconducibile al virus.

Intanto, basandosi su un’emergenza che probabilmente non era tale, tranne in alcune zone limitate del Paese, questo governo ha dato il via alla demolizione incontrollata dell’economia. Che avrà conseguenze disastrose.

L’età media dei pazienti deceduti positivi è più alta di quasi 20 anni rispetto a quella dei pazienti che hanno contratto l’infezione: oltre 80 anni e con malattie pregresse. Lo si legge nel report di ISS. L’80 per cento dei morti ha contratto il virus in case di riposo e ospedali.

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In sostanza: il Coronavirus ha fatto quello che normalmente fanno nelle persone a rischio – quelle anziane con gravi patologie – altri microrganismi, come i virus influenzali o le polmoniti batteriche. All’inizio dell’epidemia, l’Istituto Superiore di Sanità aveva provato a sottolineare che occorreva distinguere tra morti di Coronavirus e morti con Coronavirus, una distinzione fondamentale. Ma il premier Conte aveva messo immediatamente a tacere i vertici dell’Istituto: questa distinzione non andava fatta. Qualcuno, probabilmente, voleva aumentare la paura.

Solo 1,1% dei casi analizzati nell’ultimo report dell’Istituto superiore di sanità avevano meno di 40 anni, quasi tutti presentavano gravi patologie preesistenti (patologie cardiovascolari, renali, psichiatriche, diabete, obesità), e solo una piccola parte di questi non aveva diagnosticate patologie di rilievo.

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Sia chiaro: il coronavirus esiste, andavano prese precauzioni, ma limitate. Andavano sigillati gli ospizi, protette le categorie a rischio, isolate le zone rosse. Non si doveva distruggere il futuro di milioni di italiani come sarà ‘grazie’ alla politica di un manipolo di invasati che ha chiuso per mesi tutta Italia.

Le autopsie, vietate dalle linee guida del governo, se eseguite fin dall’inizio dell’epidemia, avrebbero immediatamente portato alla luce quello che era il modo con cui il virus agisce e danneggia l’organismo. Quando finalmente sono state eseguite un numero sufficiente di indagini autoptiche, è emerso un dato eclatante: il primo effetto del Covid 19 è la CID, Coagulazione Intravascolare Disseminata. Cioè la formazione di “grumi” nel sangue e di trombosi. Solo in seguito si verifica la polmonite interstiziale doppia.

Abbiamo così capito che i trattamenti fino ad allora eseguiti negli ospedali, basati sulla ventilazione meccanica nelle terapie intensive, non erano risolutivi. Anzi: come ha spiegato il professor Valerio De Stefano, Professore Ordinario di Ematologia all’Università Cattolica l’infiammazione in generale, le infezioni dell’albero respiratorio, l’ospedalizzazione e il ricovero in terapia intensiva sono tutti fattori di rischio per trombosi. Preso atto di tutto ciò, si è cominciato ad utilizzare l’eparina, un vecchio farmaco anticoagulante che si è rivelato assai efficace. La diminuzione della mortalità da Covid la si deve anche a questo aggiustamento di terapia che è stato possibile da un’evidenza elementare: se so quali danni provoca il virus, posso agire.

Ma, a parte questo, chi voleva generare la paura necessaria a rimanere al governo?

 

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