Jurassic Park, partita la corsa per far rivivere le specie estinte

Jurassic Park si prepara a diventare realtà: è partita la corsa per riportare in vita animali estinti. Le prime specie che potrebbero rinascere sono il mammut lanoso scomparso 4.000 anni fa e il piccione migratore, che si è estinto agli inizia del ‘900.

Come riporta la rivista Science sul suo sito, l’idea è che queste specie potrebbero aiutare a ripristinare una sorta di equilibrio ecologico nel pianeta e le strade per farle ritornare sulla Terra sono almeno tre: incroci ‘a ritroso’, clonazione e ingegneria genetica basata sul taglia-incolla del DNA.

Quali specie far rivivere ?

Per decenni, questo tipo di esperimenti per riportare in vita animali estinti, che gli esperti chiamano processo di ‘de-estinzione’, sono stati solo una teoria scientifica. Adesso, però, i progressi della ricerca li rendono realistici e, rileva Science, è arrivato il momento di cominciare a pensare seriamente a quali animali si potrebbero davvero riportare in vita. 

Due gruppi di ricerca già al lavoro

Il criterio della scelta non è certo basato su quali animali far rivivere per metterli negli zoo, per il piacere dei visitatori, ma quali specie estinte potrebbero essere le più utili al pianeta. Per questo sono state elaborate delle linee guida dagli ecologisti dell’università della California a Santa Barbara, che indicano quali animali dovrebbero essere riportati in vita. In cima alla lista ci sono il mammut e il piccione migratore, alla cui rinascita stanno già lavorando due gruppi diversi: quello coordinato da George Church, dell’università americana di Harvard, e quello coordinato da Ben Novak, della fondazione Revive and Restore di San Francisco.

1 settembre del 1914 moriva ultimo esemplare di piccione migratore
1 settembre del 1914 moriva ultimo esemplare di piccione migratore

La storia del piccione migratore, estinto a causa dell’uomo 

Già da molti anni gli scienziati pensano di poter usare la tecnologia per riportare in vita il piccione migratore. Quando l’ultimo esemplare chiamato Martha morì, il DNA non era ancora stato scoperto. Ora gli scienziati possiedono gli strumenti tecnologici per estrarre il DNA dai piccioni migratori conservati nelle collezioni dei musei.

Era il 2013, quando un gruppo di scienziati diede vita a un progetto denominato Great Passenger Pigeon Comebackper per creare piccioni migratori clonati, o per meglio dire uccelli che, grazie a un intervento di ingegneria genetica, possiedano i tratti del piccione migratore.

Due anni dopo, nel centenario dell’estinzione della specie, gli scienziati del progetto erano ancora a lavoro.

Estrarre l’intero patrimonio genetico del piccione migratore dagli esemplari dei musei si è rivelato impossibile. Oggi i ricercatori sperano di poter modificare il genoma di una specie di uccello vivente in modo che dia origine a esemplari di piccione migratore. Il primo obiettivo è trovare, nel DNA prelevato dai campioni dei musei, sequenze di geni responsabili di alcuni tratti caratteristici del piccione, come la coda a forma di cuneo, il petto rosso, o la tendenza ad aggregarsi in grandi gruppi. È anche possibile che le basi genetiche di questi tratti siano trovate esaminando il genoma di specie dalle caratteristiche simili.

Una volta “costruito” un genoma simile a quello del piccione migratore, gli scienziati puntano a inserirlo nelle cellule riproduttive di embrioni di colomba fasciata, un uccello che vive nelle foreste costiere degli Stati Uniti occidentali e che è il parente più prossimo del piccione estinto. Gli uccelli matureranno, si accoppieranno e depositeranno le uova. E da queste nasceranno piccioni migratori, o per lo meno uccelli che saranno molto simili a come era l’uccello estinto.

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