Invasati…

Citazione del giorno

«Per corrompere un individuo basta insegnargli a chiamare diritti i suoi desideri personali e abusi i diritti degli altri»

(Nicolas Gòmez Dàvila)
https://www.maurizioblondet.it/citazione-del-giorno/

Invasamentum

 

Vedo   su La 7 Niki Vendola, chiamato “cattolico” dalla presentatrice,  sbavante di odio sibilare che – a proposito delle obiezioni del Vaticano sul ddl Zan –   “la Chiesa deve solo chiedere perdono per i roghi dei sodomiti dell’Inquisizione”, e capisco che la narrativa gay è diventata totalitarismo psichiatrico  d’acciaio,  assolutamente intollerante, chiuso ermeticamente di ogni obiezione e della ragione. Siamo entrati   anche in Itlia, in Europa, nella fase d’invasamento del totalitarismo woke che ha  invasato gli Stati Uniti.  Saranno dolori estremi.

Del resto se  ne sono visti i prodromi nel consesso burocratico, quando il  primo ministro olandese, Rutte, omosessuale militante,  ha sbavato  prima del vertice : “Il mio obiettivo è mettere in ginocchio l’Ungheria su questo tema”. E, al vertice stesso, Rutte ha minacciato che l’Ungheria “deve abrogare” la sua (presunta) “legge anti-gay” e rispettare i diritti umani fondamentali, “che non sono negoziabili – o devono   uscire [dall’Unione]”.

Rutte ha  martellato e martellato  che la (presunta) legge “anti-gay” di Orbán “contraddice seriamente i valori che l’Europa rappresenta”, e ha insistito sul fatto che non erano in discussione. Se l’UE non agisse ora, smetterebbe di essere un’unione di valori e diventerebbe un semplice blocco commerciale”. Il dibattito è poi sceso nel molto personale ed emotivo: il primo ministro lussemburghese Xavier Bettel, cheè sposato con  un uomo, ‘organizzatore  della letetra di 17  stati contro Orban, ha pianto istericamente  rivolgendosi ad Orban con queste parole: “Ci conosciamo da otto anni, ma questo mi ferisce. Non sono diventato gay. Sono nato così. Non è una scelta… Mia madre mi odia per questo. Questo [il progetto di legge ungherese] è pessimo;  è stigmatizzante.  Questa è una linea rossa. Si tratta di diritti fondamentali, il diritto di essere diversi”.

Questo diapason di infezione psichica collettiva che ha preso gli oligarchi europeisti e le loro militanze di poteer,  è descritto e colto da Alastair Crooke per quello che è. Secondo lui, l’ostilità verso Orban e verso i governi polacchi, “l’ inizio di questa ‘guerra’ risale agli anni ’90, quando l’Ungheria e la Polonia “guidarono l’Europa orientale nella passaggio shock all’economia di mercato, privatizzando  e smantellando  persino  oltre ciò che i loro consiglieri occidentali richiedevano. Ma in termini culturali, la destra polacca e ungherese hanno  scelto una linea più conservatrice. Piuttosto che aprire i confini della sua nazione per compensare il declino della popolazione, Viktor Orbán, il primo ministro ungherese, ha considerato la famiglia nucleare come la via chiave per stimolare la crescita nazionale. Dal 2010, che ha segnato l’inizio del ruolo di primo ministro di Orbán , il numero di matrimoni tra ungheresi è aumentato dell’89,5%; e il tasso di fertilità è in aumento. In tal modo Ungheria (ePolonia)  sono allontanati  dalla  promozione  UE del cosmopolitismo come suo fine culturale primordiale, da realizzarsi attraverso frontiere aperte, e la conseguente mescolanza volontaria di un gran numero di diversi popoli. Prima lentamente, oggi d’improvviso e in modo corale e totale,  queste “diversità” vengono più sentite come intollerabili, e da eliminare con l’intolleranza massima, senza compromessi né addolcimenti.

In Italia lo vediamo nel rifiuto d’acciaio, da parte dell’oligarchia di potere,  di discutere   il disegno di legge Zan (dal nome del deputato attivista gay Alessandro Zan),  dal  non  si dice di accogliere, ma nemmeno di  ascoltare  le perplessità  verso la libertà di  pensiero e di opinione,   il voler esplicitamente bollare la violenza contro le persone LGBTQI come un crimine d’odio, equiparandolo  a un’aggressione razziale o antisemita, mentre prescriveva sanzioni severe per qualsiasi violazione.  Sarà  votata, ne sono certo, perché  il  clima è cambiato e l’ora non è più alla comprensione e disponibilità.  Come ha detto  Salvini,  la legge  punirà chi «pensa che una mamma sia una mamma; e un papà è un papà”.

Una conferma che l’ideologia è diventata invasamentum l’ha  scoperta la giornalista Abigail Shrier:  “Tra il 2016 e il 2017, il numero di donne che hanno richiesto la chirurgia di genere è quadruplicato negli Stati Uniti. Migliaia di ragazze adolescenti in tutto il mondo occidentale non solo si auto-diagnosticano una vera condizione disforica  di genere  che probabilmente non hanno; in molti casi, stanno ottenendo ormoni e interventi chirurgici (tipo il taglio dei seni)  secondo  processi diagnostici più affrettati. Insegnanti, terapisti, medici, chirurghi e organizzazioni di accreditamento medico stanno tutti approvando queste transizioni, spesso per paura che fare diversamente venga segnalato come un segno di “transfobia”, nonostante la crescente evidenza che la maggior parte dei giovani che si presentano come finirà per desistere, e quindi questi interventi faranno più male che bene”.

La shrier ci ha scritto un libro, Irreversible Damage: The Transgender Craze Seducing Our Daughters   (danno irreversibile: la fllia trans gender che seduce le nostre figlie), per scoprire che a censurarlo, diffamarlo, sabotarne la diffusione è “Silicon Valley”, i giganti che conosciamo, i  GAFA, Amazon, Netflix, Microsoft..

“Da Amazon a I Am Jazz , tutti  dicono loro che la transizione è la strada per la felicità, e coloro che mettono in discussione questa narrativa sono bigotti. Per cui  ci sono genitori ovunque a cui le figure autoritarie –  influencer, facilitatori mediatici  – insegnano come devono  accettare l’improvviso interesse della loro figlia a diventare un maschio, senza fare domande”.

Ma perché i miliardari censurano argomenti simili? Cosa c’entramo loro? Quale interesse difendono? Secondo Alastair Crooke  lo fanno pe “riaffermare profilatticamente il monopolio del potere delle classi dirigenti neoliberali”, ossia di loro, i vincenti della globalizzazione. 

Il loro monopolio lo hanno sentito messo in pericolo per la prima volta da  Quella gente armata e fanaticamente religiosa. Persone razziste e complottiste. Gente deplorevole. Populisti”. “Persone di cui i miliardari non hanno più bisogno. Che solo sono un freno al sistema, e da ultimo  hanno interferito attivamente con esso , votando per la Brexit, eleggendo Donald Trump,  rifiutando di abbandonare i loro valori tradizionali e le loro idee antiquate (ad es. sovranità nazionale, libertà di parola e biologia dei mammiferi)

nno votato per il “dittatore fascista nazi-nazionalista bianco-supremo-bianco- Hitler”, cioè Trump. Sono davvero – in conclusione qui – perdenti con la P  maiuscola. Per i miliardari, è profilatticamente necessario “ tracciare una linea Maginot, un confine ideologico difensivo, tra ‘la verità’ come definita dalle classi dominanti, e con quella di ogni altra ‘verità’, che contraddice la loro narrazione” .

I liberali, i bien pensants  — i ‘vincitori’, cioè — che leggono il New York Times e il Washington Post e ascoltano NPR e guardano MSNBC e CNN, che hanno frequentato buoni college e hanno tutti i tipi di credenziali professionali, sono  abbastanza bene informati da sapere che il futuro è tutto incentrato sul capitalismo globale. E sanno che, se rispettano le regole, il capitalismo globale ha un posto per loro. Inoltre, sanno (o potrebbero facilmente capirlo) che il capitalismo globale non ha posto per i perdenti della vita”.  Questo in Usa. In Europa,

Le “classi manageriali” accreditate (come quella di Bruxelles), sanno che il loro successo è in gran parte reso possibile dal loro entusiasmo per le narrazioni ufficiali. E la loro speranza collettiva è che una “narrazione” corretta fornisca loro uno spazio sicuro e duraturo. Da un lato della linea Maginot c’è quindi la società ‘normale’, il lavoro retribuito, e con l’avanzamento di carriera e tutti gli altri considerevoli benefici della cooperazione con le classi dirigenti. Oltre la linea Maginot c’è la povertà, l’ansia, la stigmatizzazione sociale e professionale e varie altre forme di sofferenza e discriminazione. “Da che parte del muro vuoi stare? Ogni giorno, in innumerevoli modi, a ciascuno di noi viene chiesto, e deve rispondere a questa domanda. Conformati, e c’è un posto per te dentro. Rifiuta, e… beh, buona fortuna là fuori .”

Così, quando a Davos è stato svelato il Re-set , la ‘Nuova Normalità’, milioni di persone stavano già vivendo una realtà in cui i fatti non contavano più , dove sono accadute cose che non sono mai accadute ufficialmente. E altre cose che ovviamente sono accadute non sono mai accadute: non ufficialmente, cioè – erano teorie del complotto di “estrema destra” , “fake news” o ” disinformazione ” .

Non è un caso che Donald Trump   si è messo  a capo di  una class action giudiziaria contro   Twitter, Facebook e Google (per Youtube) e i loro amministratori delegati, accusandoli di silenziare le voci conservatrici e dichiarandosi vittima di censura.

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