Cosa sono davvero i fantasmi e quanti tipi ne esistono?

Da sempre e in ogni cultura l’uomo “crede” negli spiriti. Tant’è vero che ancora oggi c’è chi cerca di dimostrarne l’esistenza.

Una delle ultime teorie scientifiche sui fantasmi tira in ballo l’elettromagnetismo. Secondo lo studio di alcuni psicologi britannici coordinati da Richard Wiseman, c’è una correlazione tra avvistamenti spettrali e variazione dei campi magnetici. Gli studiosi hanno analizzato Hampton Court Palace a Londra e le cripte di South Bridge a Edimburgo, dove si sarebbero verificati vari avvistamenti: ebbene, questi posti sarebbero soggetti a variazioni dei campi magnetici più elevate rispetto alla norma. Altri studi sono giunti alla stessa conclusione.

Un gruppo di ricercatori ha applicato campi elettromagnetici a certe parti del cervello, come i lobi temporali, ed è riuscito a indurre nelle “cavie” sensazioni fisiche e metafisiche, come la sensazione di vicinanza a Dio. Alla stessa conclusione è giunto con i suoi esperimenti il neuroscienziato Michael Persinger, secondo il quale i campi magnetici svilupperebbero nel cervello dei volontari la sensazione di avvertire strane presenze.

Qualunque cosa siano, i fantasmi non sono tutti uguali. Ecco un’approssimativa classificazione dei vari tipi di fantasmi.

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Un presunto fantasma fotografato da William Hope (1863-1933), fantomatico medium che al tempo realizzò diversi falsi fotografici di ectoplasmi e fantasmi. Ebbe un certo seguito prima di essere smascherato come impostore.

Poltergeist: è uno spirito chiassoso; il termine, di origine tedesca, descrive tutti quei fenomeni come lo spostamento di oggetti, il rompersi di piatti, lo sbattere delle porte, ma anche voci e rumori. Si pensa che sia legato alla presenza di bambini o adolescenti. Non è pericoloso.

Residui psichici: appaiono sempre nello stesso identico modo, nello stesso posto, facendo gli stessi gesti.

Il doppio o apparizione-crisi: è uno spettro ambasciatore di morte, si manifesta ai parenti di una persona morente con le sembianze del malato.

Gli spettri ciclici: fantasmi innocui che appaiono ciclicamente in un certo posto, in ricordo di un avvenimento a loro caro o temuto. Per esempio, dei soldati sul campo di battaglia dove hanno perso la vita.

Fantasmi domestici: spettri che infestano una casa anche nel corso dei secoli, probabilmente ignari di essere morti.

Ectoplasma: la materia nebbiosa che fuoriesce dal medium durante la fase di materializzazione, necessaria per la ricomposizione visiva di spiriti.

Banshee: fantasmi femminili tipici di Irlanda, Galles e Scozia. Sono legati a una particolare famiglia.

Fra le poche certezze dell’essere umano c’è la morte. Del resto, la coscienza di dover morire ci distingue dagli altri animali. Ma sui confini, su ciò che separa il mondo dei vivi da quello dei morti le sicurezze vacillano. Oggi come ieri. Il bisogno di mitigare l’ineluttabilità della dipartita con la speranza di un’altra vita si perde nella notte dei tempi.

La traccia più antica di rituali legati alla sepoltura risale a 90 mila anni fa: è la tomba di un cacciatore ritrovata nella grotta di Skhul (nell’odierna Israele), dove mani pietose hanno appoggiato al braccio del defunto la testa di un cinghiale, come dono. A fungere da “intermediari” fra questo mondo e l’altro erano gli sciamani.

Pitture rupestri di 20 mila anni fa raffigurano i viaggi, in stato di trance, nel mondo degli spiriti, ammettendo la netta separazione fra corpo e anima (rappresentata da un uccello). Per gli antichi Egizi la vita nell’oltretomba era una tale certezza da essere descritta, con regole d’accesso dettagliate, nel Libro dei morti. Ma il viaggio nell’aldilà prevede anche un biglietto di ritorno? In altre parole, i defunti possono tornare fra noi, o perlomeno comunicare?

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