Metafisica e Cosmogonia Maya

Il termine cosmogonia deriva dal corrispondente greco κοσμογονία e significa nascita del cosmo, ovvero origine dell’universo. L’espressione in filosofia appare per la prima volta nel V secolo a.C.da parte di Leucippo, che firma una grande cosmogonia da cui Democrito ricaverà la sua piccola cosmogonia.

Alcuni ritengono che il mito della creazione influenzi l’atteggiamento degli uomini che vivono nella società che gli ha dato vita, anche se essi non vi credono. In tempi moderni, invece, con il termine cosmogonia si indica lo studio scientifico dell’origine ed evoluzione dell’universo, argomento di studio della cosmologia. Partendo dall’osservazione degli oggetti celesti più vicini e più conosciuti ed estendendo le ricerche a quelli lontani, le ricerche mirano a determinare il processo di formazione e l’età del pianeta Terra, la generazione del sistema solare, l’evoluzione del Sole e quella stellare, la formazione delle galassie ed il comportamento evolutivo dell’universo nel suo insieme.

La variante mitico-religiosa di cosmogonia si connota come “narrazione della creazione” (dal greco kósmos, mondo e génésthai, nascere), a volte definito mito delle origini è la leggenda, il racconto, lo studio di come si sia generato l’universo. Le variante cosmogoniche in senso mitico sono numerosissime, concernendo ogni cultura arcaica ed antica, ben documentate in etnologia e antropologia culturale.

Questi miti possono essere fra loro molto differenti, concernendo diverse visioni del mondo, ma anche con relativi trasferimenti da cultura a cultura. Infatti alcuni miti fanno nascere il mondo dalle lotte intestine tra le divinità, altri affidano la creazione ad un’unica divinità che fa nascere il creato dal nulla mentre, per altri ancora, la Terra e tutto ciò che ci circonda sarebbero fuoriusciti da un uovo cosmico primordiale. In ognuno di questi miti, le varie società e le varie culture hanno inserito gli elementi e le metafore che ritenevano più rappresentativi della loro concezione del mondo.

 

Metafisica e Cosmogonia Maya

Il cosmo, secondo i Maya era strutturato in tre domini:
  1. la volta celeste con il suo imponente meccanismo degli astri divini;
  2. gli inferi o mondo parallelo Xibalbà, il regno degli dei degli inferi, dei morti e degli avi;
  3. l’interregno terreno degli uomini, degli animali, delle piante, posto tra il mondo degli dei e quello degli spiriti e in costante rapporto con questi due mondi”.1
La cosmologia maya era molto complessa e oscura, sembra infatti che dividessero il cielo in tredici compartimenti, in ciascuno dei quali risiedeva un Dio. Scrive Eric Thompson2 che:
“Tali compartimenti forse erano concepiti come altrettante fasce orizzontali sovrapposte, o forse come tanti gradini ascendenti e discendenti: sei ascendenti ad est e sei discendenti ad ovest con il settimo al vertice, sicchè i gradini uno e tredici, due e dodici e via dicendo, erano alla stessa quota”.
Il cielo era sorretto da quattro dei, i Bacab, situati ai quattro lati del mondo. Queste divinità appaiono nelCodice di Dresda come coloro che trasportano il dio dell’anno nuovo. In un edificio a Chichen Itzà, scrive Norman Hammond,3 siedono in due coppie, l’uno di fronte all’altro. Il primo ha una conchiglia sul dorso, il secondo una ragnatela, il terzo un carapace di tartaruga, il quarto, infine una conchiglia a spirale. Tutti questi ornamenti hanno un forte significato mistico: la conchiglia rimanda allo zero e quindi al sacrificio, la ragnatela rappresenta il cielo notturno, la tartaruga è, per i Maya, una delle raffigurazioni della terra, mentre la spirale si connette all’infinito e al sacrificio come vettore motore del cosmo. Importanti informazioni su queste divinità sono state lasciate dal monaco De Landa, il quale scrive:
“tra gli dei che questa gente adorava ce n’erano quattro chiamati Bacab. Dicevano che questi erano quattro fratelli che Dio collocò nelle quattro parti del mondo all’atto della creazione affinché sostenessero il cielo per impedirne la caduta. […] Danno a ciascuno di loro un nome con cui indicano la parte del mondo in cui Dio li aveva posti a sostenere il cielo e associano uno di questi quattro simboli ad ogni Bacab e alla parte del mondo in cui si trova. ”4
In ciascun lato del mondo sorgeva una sacra Ceiba ( albero del cotone selvatico che, secondo i Maya, univa i tre regni). Questi alberi erano legati ai colori del mondo, i maya, infatti, ritenevano che ogni punto cardinale avesse un colore specifico: rosso per l’est, bianco è il per il nord, nero per l’ovest e giallo per il sud.Si aveva anche un quinto colore, (il verde) per il centro. Qui si aveva un’altra ceiba, la più importante, il cui tronco si innalzava sulla terra, le radici affondavano negli inferi e i rami raggiungevano il cielo. Chiamato Wacab Chan, e cioè cielo innalzato,
precisa Pietro Bandini:
“gli dei, con l’ aiuto di quest’ albero gigantesco, tendevano il cielo verso l’ alto come un enorme tetto a piramide”.5
Il Wacab Chan conserva un significato spirituale molto forte in quanto “l’albero del mondo è un portale fondamentale che permette la comunione dell’uomo con il divino”.6
Ogni colore aveva un significato ben preciso, per esempio il nero era il colore degli inferi e della morte, il rosso del sacrificio, il verde della fertilità. La terra concepita come piatta era considerata il dorso di un mostruoso coccodrillo, o di una tartaruga o di un giaguaro galleggiante su uno specchio d’ acqua pieno di ninfee. Il mondo degli inferi, Xibalbà, era invece strutturato in nove livelli, ognuno con a capo una divinità. Gli inferi, destinazione di gran parte dei Maya dopo il decesso, venivano concepiti come un luogo freddo, triste. Era anche luogo di passaggio del sole e della luna dopo che scomparivano dall’ orizzonte7. In tutta la mesoamerica infatti si riteneva che il sole dopo avere attraversato, durante il giorno, il cielo, scendesse negli inferi. Raggiunto il paese e gli dei della morte viaggiando di notte da ovest ad est, l’astro giungeva in tempo per risalire in cielo ogni mattina. Durante tale tragitto perdeva parte della propria energia e l’uminosità. Ciò per due motivi:
  1. perchè subiva l’influsso malefico delle divinità degli Inferi;
  2. perché utilizzava buona parte delle proprie forze per sconfiggere i signori del male, contro i quali intratteneva una quotidiana lotta.
Ora poiché il sole si sacrificava ogni giorno, i Maya erano in dovere di ridargli l’energia persa durante il percorso, se non altro per perdurare il cosmo. Ciò poteva essere fatto solo con il sacrificio di sangue. I Maya sicuramente credevano in un aldilà. Il popolo riteneva che vi fosse una regione sotterranea abitata dai morti. Zona governata dal signore della morte Cisin ripetutamente raffigurato nei codici maya. Molte chiare sono le informazioni riportate dai due mayanisti Linda Shele e David Freidel8 circa la cosmogonia maya. Essi scrivono che:

Il mondo dei maya era formato da tre strati sovrapposti: la volta stellata del cielo, il Mondo mediano, fatto di pietra, della terra, creata per fiorire e fruttificare grazie al sangue dei re, e le acque scure del Mondo sotterraneo. Dire tuttavia che i maya li considerassero tre regioni distinte significherebbe dare un’impressione sbagliata, poiché essi erano convinti che tutte le dimensioni dell’esistenza fossero interrellate fra loro. Inoltre i tre regni erano considerati vivi e dotati di potere sacro, compreso il cielo, rappresentato da un grande mostro simile a un coccodrillo. Questo Mostro cosmico produceva la pioggia quando spargeva il proprio sangue, in un contrappunto soprannaturale ai sacrifici regali compiuti sulla terra sottostante.[…]Il mondo sotterraneo veniva chiamato Xibalbà.[…] Al tramonto Xibalbà ruotava, spostandosi al di sopra della terra per divenire il cielo notturno. Il piano dell’esistenza umana, così come l’Oltremondo, era un luogo sacro. I Maya concepivano il mondo umano come una regione che galleggiava sul mare primordiale; a volte, infatti, rappresentavano la terra come il dorso di un caimano o di una tartaruga. I quattro punti cardinali costituivano la griglia di riferimento fondamentale per la comunità maya e per la superficie del mondo; per i Maya, però, l’asse principale del Mondo mediano era il percorso del sole, che si spostava da oriente a occidente nel suo viaggio quotidiano. Ogni direzione della bussola era associato a un albero speciale, a un uccello, a un colore, alle divinità legate al suo dominio e ai riti relativi a quelle divinità. L’est era rosso ed era anche la direzione più importante, perché era da quella parte che sorgeva il sole. Il nord, definito a volte il lato del paradiso, era bianco, ed era la direzione da cui provenivano le piogge fresche dell’inverno; inoltre era la direzione della stella del nord, intorno a cui ruota l’asse del cielo. L’ovest, il luogo dove il sole scompare o muore, era nero. Il sud era giallo ed era ritenuto il lato destro, o grande lato del sole. In base alla concezione maya, nella parte superiore di ogni mappa doveva figurare sempre l’est, e non il nord.

Questo modello del mondo, tuttavia, era circolare, oltre che quadrangolare. I quattro punti cardinali erano visti anche in relazione al centro, che aveva anch’esso un colore (verde-azzurro), delle divinità, un uccello e un albero. I Maya immaginavano che in quel punto centrale vi fosse un asse chiamato Wacab Chan[…]. L’albero che simboleggiava questo asse si trovava nello stesso tempo in tutti e tre i regni verticali: il tronco attraversava il Mondo mediano, mentre le radici affondavano fino al nadir nella regione acquea del Mondo sotterraneo, e i suoi rami s’innalzavano fino allo zenit nello strato superiore della regione celeste dell’Oltremondo.[…] Inoltre non sempre Xibalba si trovava al di sotto del mondo terrestre, poiché di notte ruotava in modo da prendere posto in alto, nel cielo notturno. I Maya consideravano le stelle e le costellazioni, i pianeti e la luna, come esseri viventi che interagivano con i cicli naturali e sociali del Mondo mediano. Per gli antichi Maya il mondo delle stelle era vivo quanto il mondo dell’umanità. L’osservazione astronomica non era una questione di semplice curiosità scientifica, ma una fonte di conoscenze vitali su Xibalba e i suoi poteri. Gli schemi del cielo riflettevano le azioni e interazioni di quegli dei, spiriti e antenati, con gli esseri viventi del Mondo mediano. Tanto il re quanto il comune cittadino regolavano la loro esistenza su quegli schemi, o altrimenti ne subivano le conseguenze ”.
Il mondo che, secondo i Maya, venne distrutto e ricostruito per ben tre volte, era considerato indissolubilmente legato a quello spirituale. Per tale motivo, il popolo mostrava grande reverenza per gli dei, cui non dovevano mai venir meno sacrifici e devozione.
Mercedes de la Garza scrive:
“secondo i Maya, queste entità soprannaturali avevano creato l’universo con una finalità precisa: perpetuare la propria esistenza attraverso un essere che differisce dagli altri grazie alla consapevolezza di sé, cioè l’uomo, convertito, in tal modo in motore e fulcro del cosmo[…] perciò, nonostante le deità maya fossero, sotto molti aspetti, superiori all’uomo e possedevano le capacità di creare, erano state concepite come entità imperfette che nascevano e morivano, quindi bisognose di essere alimentate per sopravvivere”.9
A seguito di tale concezione e per il legame tra il cielo e la terra, il sacrificio acquisiva un forte significato, un’importanza fondamentale in quanto permetteva di fare andare avanti le ruote del tempo e del calendario. David Webster, a ragione di ciò, scrive:
“uomini, animali, piante e perfino dei erano soggetti a cicli di morte e di rinascita. era compito degli uomini eseguire riti e fare sacrifici per ripagare il loro debito con gli dei e con gli antenati, nutrirli ed evitare il caos e i disastri assicurando equilibrio ed ordine in tutte le cose”.10
Le conseguenze di una mancata devozione potevano essere disastrose e l’ira degli dei implacabile. L’uomo maya doveva assolvere i suoi doveri, se non voleva scomparire come era successo già precedentemente con le tre distruzioni.

1 Pietro Bandini, op. cit., pag. 32.
2 Eric Thompson, op. cit., pag. 277.
3 Cfr. Normann Hammond, op. cit., pag. 214.
4 Diego De Landa, op. cit., pag. 157.
5 Cfr. Pietro Bandini, op. cit., pag. 32.
6 Martin Brennan, op. cit., pag. 99.
7 Cfr. Michael Coe, op. cit., pag. 168.
8 Linda Shele-David Freidel, op. cit., pagg. 67-68.
9 Peter Schmidt- Mercedes de la Garza-Enrique Nalda, op. cit., pag. 237.
10 David Webster, op. cit., pag. 132.

9.9.9: La metafisica dei calcoli Maya

I Nove Livelli Cosmici (Sottomondi)che secondo l’unica iscrizione Maya esistente sulla data finale del calendario (Tortuguero monumento 6 ) si manifesteranno. Attualmente siamo nell’ottavo livello (Il Sottomondo Galattico) e ci stiamo preparando per il Nono e più alto livello, il Sottomondo Universale. Foto dell’autore della Piramide del Giaguaro a Tikal.

Il numero nove ha un significato particolare in molte tradizioni spirituali religiose. Nove è il numero delle muse nella mitologia Greca e Nove è il numero dei mondi nella mitologia scandinava. Nove è il numero delle porte per entrare nella parte più sacra del tempio di Gerusalemme e il mese del Ramadan è il Nono del calendario musulmano. Inoltre, il sistema di conteggio utilizzato dalla maggior parte del mondo di oggi comprende nove numeri e quindi la rilevanza di questo numero è molto radicata in noi. Inoltre, nella tradizione maya il numero Nove ha un ruolo predominante.

L’unica iscrizione esistente dai tempi antichi che parla del significato della “data finale” del calendario Maya, ad esempio, parla di Nove “divinità” che scenderanno come suo evento cruciale. Questo significherebbe in termini moderni che nove energie, o nove forze cosmiche, si manifesterebbero pienamente in quanto gli antichi Maya guarderebbero i periodi di tempo come “divinità”. Per quanto possiamo dire queste “divinità”, o forze cosmiche, sono come movimenti ondulatori evolutivi, costruiti uno sopra l’altro; attualmente stiamo ‘cavalcando’ l’ottavo e ci stiamo preparando a ‘cavalcare’ il nono.

Nella manifestazione di queste onde evolutive possiamo notare un sincronismo sorprendente ora che ci avviciniamo al Nono livello. Questo sincronismo consiste nel fatto che la data del 9.9.9 (9 settembre 2009 nel calendario gregoriano) avviene in coincidenza con l’inizio di un ciclo di 260 giorni del Sacro Calendario Maya.
Credo che dietro queste forze cosmiche, i cui tempi di attivazione sono descritti dal calendario Maya, ci sia un piano intelligente per la storia dell’umanità che proviene da una fonte più elevata e che ha un intento benevolo. Per realizzare questo piano è necessario anche comprendere l’importanza dei consigli riguardo al modo in cui seguire questo piano che possiamo trarre dal calendario dei Maya. Queste nove forze cosmiche stanno influenzando e di fatto guidano la nostra coscienza collettiva e quindi abbiamo molte ragioni per prestare attenzione a ciò che sta accadendo in questo piano del tempo cosmico.
Le sincronicità spesso possono essere interpretate in diversi modi, ma se sono profonde meritano sempre la nostra attenzione. 9.9.9, tre nove di fila, possono ad esempio essere visti come un simbolo dei tre cicli di 260 giorni del calendario sacro che ci porteranno ora in tre passi al completamento del Nono livello di evoluzione che è il suo più alto livello. Per quanto a nostra conoscenza questo stato della più alta energia dell’universo sarà raggiunto dall’energia 13.13.13.13.13.13.13.13.13 13 Ahau (13 e Ahau sono simboli di completamento nel calendario Maya) alla data Gregoriana del 28 ottobre 2011. Questo stato più alto non significa assolutamente la fine del mondo, ma solo che tutti i movimenti delle Nove onde vengono completati. Possiamo usare la metafora che ora siamo in procinto di salire gli ultimi duri gradini di una scala fino a quando arriviamo sul tetto dove troveremo una nuova stabilità sotto i nostri piedi ed un luogo per riposare.
Indipendentemente da ciò che questa salita finale significa, prevediamo un periodo senza precedenti di cambiamento in un periodo di tempo molto breve. Questo accadrà in parte perché stiamo entrando nella fase finale dell’ottavo livello di evoluzione ed in parte perché un moto a onda di una frequenza molto elevata, il Nono livello, verrà a trasformare radicalmente la coscienza collettiva in modo tale che vedremo il mondo in una luce completamente diversa. E’ per questo motivo che nei prossimi tre cicli del Sacro Calendario che seguono il 9.9.9 dovremo collegare e concentrare le nostre intenzioni in modo che convergano sulla nascita di un nuovo mondo. Ciò è tanto più importante in quanto ci sono diverse fonti che sembrano indicare che la sesta notte del Sottomondo Galattico, a partire dal 8 novembre 2009, può generare una profonda recessione per l’economia mondiale.
Il primo di questi cicli di 260 giorni del Calendario Sacro, quello che inizia effettivamente il 9.9.9 e prosegue fino al 26 maggio 2010, può essere visto come un periodo di accumulo verso il Nono livello che è adatto per la preghiera, la meditazione e la focalizzazione mentale. Incoraggiamo la costruzione di comunità, il collegamento e la sincronizzazione spirituale in questo periodo di tempo, anche di natura pratica. Il secondo ciclo di 260 giorni del calendario, a partire dal 27.05.10 verrà creato un arrivo preliminare del Nono livello e l’inizio di questo sarà caratterizzata dalla Convergenza Consapevole, il 17-18 luglio, un punto di riferimento significativo per i progetti spirituali di carattere pratico che prepareranno per la nascita di un nuovo mondo. Il terzo ciclo di 260 giorni del Sacro Calendario avrà inizio l’11 Febbraio 2011 e prevede l’attivazione effettiva del Nono livello, il Sottomondo Universale l’8 marzo 2011. Questo può essere il più drammatico dei tre passaggi in quanto porta alla creazione dello stato più alto di energia dell’universo il 28 ottobre 2011.
Attraverso queste tre tappe, tre cicli del Calendario Sacro, a partire dal 9.9.9:

  1. Accumulo
  2. preparatorio del Nono livello
  3. Nono livello effettivo dell’evoluzione del cosmo

l’universo è ora in procinto di consegnare ciò che avete cercato di raggiungere tutti insieme, la creazione di un nuovo livello di coscienza, una coscienza unitaria. Credo anche che il Nono livello sia stato progettato appositamente per generare questa coscienza unitaria che trasformerà l’intera società umana. Per la razza umana significherà sfide molto grandi e opportunità. Questi cambiamenti, tuttavia, non accadranno da soli e devono essere manifestati dagli esseri umani stessi che possono poi scegliere se resistere a questi cambiamenti o accoglierli. Da questa prospettiva si può quindi guardare la data 9.9.9 non solo come una curiosità numerologica per festeggiare, ma anche come un’opportunità per noi di concentrarci sull’abbraccio e la partecipazione dell’umanità ad un processo di trasformazione su una scala molto ampia, quella proposta dal Nono livello del Cosmo.

Da quanto si può capire del calendario Maya la coscienza d’unità porrà fine a tutte le forme di dominio di un essere umano su un altro ed in particolare quelle generate dal cervello sinistro. Probabilmente questo significherà che gli strumenti di dominio, come il sistema finanziario attuale, le armi, i confini nazionali e molte altre strutture di difesa dell’autorità in questo processo crolleranno per effetto di questa coscienza unitaria venuta alla luce e così si conclude con la nascita di un nuovo mondo in cui una divina armonia caratterizza le relazioni umane. Questa fine del dominio modificherà anche il rapporto tra i sessi su scala globale che come risultato cambierà profondamente. Inutile dire che non ci sarà mai un ritorno al business come al solito. Invece dovremo affrontare la nascita del nuovo mondo consapevolmente e con l’intenzione di una sua co-creazione in senso positivo e non solo reagendo alle varie difficoltà che ci attendono. Io credo che una tale volontà collettiva di co-creare il mondo nuovo sarà il modo migliore per lenire le conseguenze di tali difficoltà.
Anche se quello che è iniziato il 9.9.9 è solo la fase di costruzione al Nono livello, questa data è comunque un punto molto importante di messa a fuoco in quanto i tempi di continua preparazione per la nascita di questo livello sono l’essenza. Da ciò consegue che i progetti più concreti che inizieranno a manifestarsi nella Convergenza Cosmica, 17-18 luglio 2010, come suggerisce il nome, dovranno basarsi sulla comprensione che il quadro stesso dell’esistenza umana e della coscienza sarà drasticamente espanso. L’espansione della coscienza umana è ciò che porterà la trasformazione socio-economica in un momento in cui i disagi dei vecchi sistemi saranno dolorosamente sentiti anche da nazioni che attualmente possono essere considerate ricche. Appena il Nono livello è finalmente attivato le nostre identità saranno definite in un quadro spirituale molto espanso.

 

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