La vita umana non può durare più di quanto già sappiamo (per ora)

I progressi nella medicina stanno estendendo l’aspettativa di vita media, ma non la durata massima dell’esistenza, le cui vette massime sono già state raggiunte in passato.

L’elastico della vita umana è già teso al massimo: secondo uno studio appena pubblicato su Nature, non è possibile prolungare la durata massima dell’esistenza oltre i limiti a cui abbiamo già assistito. Lo rivela un’accurata analisi statistica dei ricercatori dell’Albert Einstein College of Medicine di New York, che distingue il concetto di aspettativa di vita da quello di massima durata della stessa.

IL PICCO È GIÀ PASSATO. I progressi nella medicina, nell’alimentazione e nella cura della persona introdotti dai primi del ‘900 hanno provocato un aumento pressoché costante nell’aspettativa di vita media (l’Italia è uno dei Paesi più longevi: un bambino che nasce oggi può aspettarsi di vivere fino a 82,9 anni). La parabola ascendente della durata massima di vita raggiungibile avrebbe invece già toccato il suo “tetto” negli anni ’90.

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Due gemelle cinesi arrivate a spegnere insieme le 104 candeline.

CONTINUI PROGRESSI… Il genetista molecolare Jan Vijg ha analizzato con i colleghi i dati dello Human Mortality Database, che comprende i valori anagrafici e di durata della vita di 40 Paesi. Dall’inizio del 1900, queste nazioni hanno sperimentato una crescente riduzione della mortalità in tarda età: il numero di persone che supera i 70 anni aumenta, cioè, al progredire dell’anno di nascita. C’è stata quindi una crescita costante dell’aspettativa di vita media.

… FINO A UN CERTO PUNTO. Ma quando i ricercatori hanno analizzato i progressi nella sopravvivenza degli ultracentenari nello stesso periodo, è emerso che i miglioramenti nell’estensione massima di via raggiungevano un picco attorno ai 100 anni, per poi calare indipendentemente dal fatto che l’anno di nascita fosse più o meno recente.

Il potenziamento umano

Il potenziamento umano (dall’inglese human enhancement) è qualsiasi tentativo, temporaneo o definitivo, di andare oltre le normali limitazioni del corpo umano ecerebrali, attraverso mezzi sia naturali sia artificiali. Il termine è a volte applicato all’uso di mezzi tecnologici per selezionare o modificare attitudini umane e altre caratteristiche fenotipiche, sia che l’alterazione risulti o meno, in caratteristiche che si trovano al di là della gamma dell’esistenza umana. Alcuni bioeticisti restringono il termine all’applicazione non terapeutica di specifiche tecnologie – neurotecnologie, cibertecnologie, tecniche geniche, nanotecnologie – alla biologia umana.

Dal 1990, parecchi accademici (come alcuni dei membri dell’istituto di etica e tecnologie emergenti), sono divenuti convincenti sostenitori del human enhancement. Altri (come i membri del “President’s Council on Bioethics 2003”) sono diventati i più franchi critici. Il potenziamento umano tende sempre più a divenire sinonimo di transumanesimo, una ideologia controversa che si è costituita per sostenere il riconoscimento e la tutela del diritto dei cittadini di mantenere o modificare la propria mente e il corpo; garantendo loro la libertà di scelta e di consenso informato sulla valorizzazione umana, ed utilizzando le tecnologie su sé stessi ed propri figli. Il consulente di neuromarketing Zack Lynch ritiene che le neurotecnologie avranno un effetto sulla società più immediato che la terapia genica e che troveranno meno resistenza di un percorso di radicale di potenziamento umano. Egli sostiene anche che il concetto di enablement” deve essere aggiunto al dibattito tra “therapy” versus “enhancement”.

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Sebbene molti propositi del potenziamento umano cadono nella fringe science, l la prospettiva del potenziamento umano ha fatto esplodere una controversia pubblica.

Molti critici sostengono che il potenziamento umano è un termine con toni eugenetici, in quanto può implicare il miglioramento dei tratti ereditari per ottenere una universalmente norma di capacità di riproduzione e d’altra parte può evocare reazioni negative molto al di là dello specifico significato del termine. Inoltre, essi concludono che i miglioramenti che sono evidentemente benefici, come “un minor numero di malattie”, sono più l’eccezione che la regola e anche queste possono comportare problematiche etiche, come la polemica circa l’ADHD (Attention-deficit hyperactivity disorder) forse dimostra.

Comunque la più comune critica all’human enanchment è che è che esso è o potrebbe essere utilizzato con prospettive a breve termine ed “autoreferenziali”da chi non tenga conto delle conseguenze a lungo termine sugli individui e il resto della società, come ad esempio il timore che alcuni miglioramenti creeranno sleali vantaggi fisici o mentali a chi può e vuole farne uso, o disparità di accesso a tali miglioramenti e può ulteriormente il divario tra la “disparità” e “non abbienti”. In accordo a tutto ciò alcuni sostenitori, che vogliono utilizzare la lingua più neutrale, e avanzare l’interesse pubblico nelle cosiddette “tecnologie di valorizzazione umana” usano un linguaggio più neutro e preferiscono il termine “enablement” invece di “enhancement”, difendono e promuovono un rigoroso e sicuro uso delle tecnologie disponibili, così come un accesso universale ad esse.

PER APPROFONDIRE

Transumanesimo: Esseri umani potenziati tecnologicamente

 

 

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