Il lato oscuro di John Lennon

UN UOMO VIOLENTO, MALATO DI SESSO, IPERGELOSO, PESSIMO PADRE E TENDENTE AGLI ABUSI – “UN RIVOLUZIONARIO BORGHESE, ARTISTOIDE, CHE GOZZOVIGLIAVA NEI LUSSI DEL JET-SET” – “I BEATLES (MA NON SOLO) MACCHINE DA SOLDI COME LE SPICE GIRLS”

«Stenditi sul letto e pensa all’Inghilterra». John Lennon era molto brusco quando faceva conoscere alla compagna Yoko Ono i suoi impellenti desideri sessuali. A svelare questo lato, finora oscuro, del carattere della stella dei Beatles è la biografia firmata da Philip Norman, già autore nel 1981 del volume ‘Shout’ in cui raccontava l’epopea della mitica band.

Norman ha lavorato per cinque anni a John Lennon: The Life, intervistando a più riprese tanto Yoko che i figli del musicista che giovedì avrebbe compiuto 68 anni. Il ritratto che ne emerge è quello di un uomo violento, malato di sesso, ipergeloso e tendente agli abusi. Il filo conduttore delle maggiori rivelazioni è l’ossessione per il sesso.

Il matrimonio con la prima moglie Cynthia andò in frantumi quando lei, tornando da un viaggio in Grecia, trovò John nella casa di Londra, steso sul pavimento con Yoko Ono. I due indossavano niente altro che due identici accappatoi e lui la salutò, senza troppo imbarazzo, dicendole: «Oh… ciao!».

Yoko sarebbe stata trattata presto nella stessa maniera. Una sera, durante la prima fase della loro relazione, erano assieme a casa di un amico e lui improvvisamente le disse: «Tu non ti senti bene». Immediatamente un assistente accompagnò la donna fuori, la fece salire in macchina con Lennon e portò entrambi in un appartamento dove si affrettò a trasformare il divano in un letto prima di andarsene. Yoko ricorda che l’intera sequenza di eventi era a tal punto organizzata da far supporre che fosse il metodo con cui Lennon soddisfaceva abitualmente i suoi appetiti sessuali.

Risultati immagini per john lennon

Anni più tardi, la sera della rielezione di Richard Nixon a presidente degli Stati Uniti, Lennon e Yoko Ono erano a un party quando lui tentò di abbordare una donna sconosciuta che però faceva resistenza. Per tutta risposta lui la afferrò, la trascinò dentro la camera da letto e fecero sesso in maniera talmente rumorosa che Yoko ricorda che «il padrone di casa, in forte imbarazzo, mise un disco, credo di Bob Dylan, per coprire i suoni che facevano». Ma la musica non impedì ai presenti di sentire la focosa copulazione anche perché «nessuno poteva uscire da casa: si erano chiusi dentro la camera dove c’erano tutti i cappotti».

Irriguardoso e offensivo nei confronti della compagna, Lennon ne era al tempo stesso molto geloso. Una delle prima cose che la obbligò a fare fu di scrivere su un foglio di carta tutti i nomi dei suoi ex per poterli maledire coprendoli di contumelie. Poi c’era la sua abitudine di farsi seguire al bagno degli uomini da lei. «Non ero io che andavo con lui ma lui che mi obbligava ad andargli dietro, perché temeva che lasciandomi anche un solo minuto da sola potessi andare con un altro componente della band» racconta Yoko, secondo la quale la dipendenza dal sesso del compagno era senza limiti: una volta le confessò di rimpiangere di non essere mai andato a letto con la madre, morta quando lui aveva appena 17 anni.

I figli hanno invece consegnato al biografo il racconto di un padre che li ignorava, passando anni interi senza occuparsi di loro per poi offenderli brutalmente appena li rivedeva. Julian, avuto da Cynthia, ha confessato di non aver visto il padre per periodi molto lunghi e che una volta si sentì dire: «No, non riparerò questa tua fottuta bicicletta». Il contenuto della biografia lascia pochi dubbi su come fosse in privato il cantante britannico e Yoko Ono si è ben guardata dallo smentire i contenuti delle rivelazioni fatte, limitandosi però a commentare che nel trascriverli l\’autore è stato «troppo cattivo».

MACCHÈ RIVOLUZIONE – “I BEATLES (MA ANCHE I ROLLING STONES) MACCHINE DA SOLDI COME LE SPICE GIRLS” – LENNON? “UN RIVOLUZIONARIO BORGHESE, ARTISTOIDE, CHE VIVEVA NEI LUSSI DEL JET-SET”…

Ma quali rivoluzionari! I Beatles sono stati il più grande fenomeno commerciale nell’Inghilterra degli anni ’60, una impietosa e cinica macchina per far soldi alle spalle dei loro fans. Il mondo della critica musicale britannica è sconvolto da affermazioni così pesanti a proposito dei Fab Four di Liverpool.

Colpa del saggio “Youth Culture in Modern Britain” di David Fowler, docente all’università di Cambridge, che dissacra il più grande mito della musica pop moderna, e del quale hanno parlato ieri i maggiori quotidiani inglesi.

Secondo Fowler, noi siamo vittime di un luogo comune, o di un pregiudizio positivo, sui Beatles quali leader indiscussi della cultura “ribelle” giovanile. Invece erano dei giovani perfettamente integrati nel capitalismo. A loro interessava soprattutto che i fans, passivi e adoranti, acquistassero dischi e merchandising, andassero ai concerti, li seguissero in tivù.
Insomma, era un intrattenimento per famiglie o per ragazzine innamorate del look da bravi ragazzi.

Suonano forse blasfeme, ma non del tutto immotivate, le affermazioni di Fowler quando paragona i Beatles alle Spice Girls: «Fecero quello che potevano per rappresentare passioni e interessi dei giovani inglesi, esattamente come le Spice Girls negli anni ’90». Almeno va precisato che i Beatles hanno fatto la storia, le Spice decisamente meno.

Nella sua aspra critica agli pseudo-rivoluzionari del beat e del pop anni Sessanta, Fowler tira dentro anche i Rolling Stones, accusandoli di essere ben più omologati e borghesi di quanto le loro canzoni e i loro comportamenti volessero far credere: «Entrambi i gruppi avrebbero potuto essere dei veri capisaldi per il movimento giovanile, se solo avessero voluto esserlo, perché hanno avuto l’opportunità di svelare una visione alternativa della società britannica. Ma hanno perso la loro freschezza».

Gli echi di questa polemica giungono fino in Italia. La definisce oziosa e inutile Alberto Campo, saggista, caporedattore di Rumore, collaboratore del Giornale della Musica. Che già affrontò temi analoghi nel suo libro “Get Back”. «Tutti i grandi protagonisti della musica pop, da Elvis in poi – ci spiega – hanno come prima motivazione vendere dischi. I Beatles e i Rolling Stones sono intanto eccellenti musicisti, come Lucio Battisti in Italia, solo per coincidenza temporale sono capitati nel palcoscenico di quel cambiamento epocale che è stata l’Inghilterra di fine anni Sessanta. A differenza di Bob Dylan che ne era totalmente consapevole, i Beatles sono rivoluzionari per caso, e non volevano cambiare affatto il mondo ma prendersi il meglio».

Fowler punta il dito anche contro la mancanza di coerenza di John Lennon, capace di autodefinirsi «più famoso di Gesù» per poi entrare in conflitto con il suo ruolo di star (complice Yoko Ono) e avviare il processo di separazione del gruppo: «Un rivoluzionario borghese, un artistoide che va in America a conoscere i leader della protesta studentesca ma vive nei lussi del jet set», ricorda il polemico studioso.

Il senso forte e provocatorio del libro sta nell’aver individuato in una figura di autentico outsider il vero archetipo rivoluzionario. E per giunta in uno con simpatie di destra.
È Rolf Gardiner, pop star ante litteram, misconosciuto ai più, eppure convinto già negli anni Venti che i giovani dovessero esprimere se stessi liberamente ribellandosi al mondo degli adulti. Era un nobile possidente terriero, si comportava come un hippie ma non rifiutava connessioni con il nazionalsocialismo, insomma un anarcoide. Egli incarnava già le contraddizioni dei mods e dei punk che sarebbero scoppiate, anche come scontro sociale, negli anni Settanta.

Tra le “invenzioni” di Gardiner, Fowler ricorda le sessioni di balneazioni nude e unisex a Cambridge, quando alle donne non era concesso neppure di camminare per strada se non accompagnate da un uomo. Persone come lui furono veramente sovversive, afferma Fowler: «Gardiner diede ai giovani inglesi il senso di identità ben prima di Mick Jagger».

Seguendo tale logica sono i mods, e il loro gruppo di riferimento The Who, a cambiare il volto dell’Inghilterra anni Sessanta ben più di Beatles e Rolling Stones. Un movimento che comincia nei sobborghi di Londra, a Stamford Hill e Stoke Newington, primo ad aver dettato anche geograficamente uno stile, muovendo migliaia di giovani dalle periferie.
«I mods – ricorda Campo – sono intesi come fenomeno di sottocultura, mentre i Beatles e gli Stones sviluppano principalmente divismo».

Resta da capire perché i media inglesi abbiano dato così tanto spazio a questa teoria eretica e provocatoria. C’è chi però non molla, come il presidente del Beatles Museum di Liverpool, che di «revisionismo storico» applicato al pop non vuol sentire parlare. Ha dichiarato, fiero, che migliaia di giovani gli inviano lettere ogni anno, grati ai Beatles che hanno cambiato la loro vita. Alla faccia del professor Fowler.

 

6,695 Visite totali, 2 visite odierne

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.