Il futuro dell’esplorazione spaziale sono i Cyborg

Il problema dell’espansione dell’uomo nello spazio comprende molte incognite, tra le quali ci sono le importanti questioni su come reagirà il corpo umano ad una lunga permanenza nello spazio, al di fuori del manto protettivo terrestre che scherma gli astronauti in orbita attorno al nostro pianeta dalle terribili radiazioni cosmiche.

Da recenti esperimenti, sappiamo che alcuni organismi relativamente complessi possono sopravvivere all’ambiente estremo dello spazio. Ma per l’essere umano è molto diverso: senza alcun supporto tecnologico, la sua speranza di vita al di fuori dell’atmosfera terrestre è di circa un minuto.

E anche dotato di tutte le precauzioni immaginabili, gli scienziati sono ancora all’oscuro sui possibili problemi di un viaggio interplanetario. Nei mesi necessari a raggiungere Marte, ad esempio, gli astronauti si troverebbero nello spazio profondo, esposti ad ogni tipo di pericolo cosmico.

L’unica soluzione per un’espansione umana su larga scala sembrerebbe quella di fare dell’uomo un cyborg.

“Se si parla di esplorazione, stiamo facendo bene con i robot” spiega Roger Launius, curatore dello Smithsonian National Air and Space Museum. “Se si tratta di mandare l’essere umano da qualche parte, credo che l’unico ragione per farlo sarà quello di lasciare il pianeta e diventare una specie multi-planetaria”.

Che l’uomo lascerà il pianeta sembra ormai essere scontato. Non solo per Launius, ma anche per molti scienziati. Lo spazio è una delle ultime frontiere che l’essere umano deve superare, ed offre opportunità illimitate a chiunque fosse in grado di sfruttarlo in tutta la sua ricchezza.

Secondo Launius, se l’uomo dovesse puntare alla colonizzazione di pianeti, si renderebbe necessario raggiungere uno “stato successivo dell’evoluzione” per creare delle forme di vita adatte a vivere su un mondo lontano.

In sintesi, un organismo vivente in parte biologico ed in parte tecnologico, una sorta di cyborg.

Se la parola cyborg suscita in voi visioni di un futuro lontano, possiamo rimanere coi piedi ben piantati per terra ed affermare che, in realtà, i cyborg sono attualità. Ogni volta che un essere umano viene aiutato nella sua sopravvivenza da un apparecchio tecnologico, si può parlare di cyborg. Installiamo nei nostri corpi pacemakers, impianti cocleari per ripristinare l’udito, arti artificiali che di anno in anno diventano sempre più funzionali.

Il concetto proposto non è molto differente da quello già affrontato dalla fantascienza: personalizzare l’essere umano attraverso la tecnologia in modo tale da adattarlo ad un ambiente diverso da quello terrestre. La proposta viene da un articolo pubblicato nel 1960 da Manfred Clynes e Nahan Kline dal titolo “Cyborgs and Space”, in cui si proponeva che “l’alterazione delle funzioni corporee di un uomo per andare incontro ad ambienti extraterrestri sarebbe più logica di creare un ambiente terrestre nello spazio”.

La NASA ha dimostrato di apprezzare questo tipo di approccio al problema dell’esplorazione dello spazio intorno agli anni ’60; ma, dopo nemmeno una decade, accantonò la questione sia per problemi tecnologici che di immagine: come avrebbe reagito il pubblico americano alla creazione di astronauti-cyborg?

La NASA preferì quindi puntare sullo Human Research Program, progetto che si dedica alla riduzione dei rischi della permanenza nello spazio.

Ma Launius è convinto che l’unico modo per superare i limiti imposti dalla nostra biologia per combattere i rischi dello spazio sarà quello di considerare la riprogrammazione dell’organismo umano.

-Essere- cyborg, insomma, potrebbe essere l’unico modo di diventare una specie proiettata verso i margini dell’universo.

Un futuro da cyborg per l’umanità

Potremmo trasformarci in esseri a metà tra uomo e macchina

Diventare un essere a metà fra uomo e macchina, come i cyborg della fantascienza: questo potrebbe essere il futuro dell’umanità ‘post-umana’ a causa della tecnologia che stravolge l’evoluzione della specie, nello scenario tracciato da Giuseppe Longo, teorico dell’informazione dell’università di Trieste, durante il convegno sull’origine dell’uomo organizzato a Roma dall’Accademia dei Lincei.

Accanto all’evoluzione biologica, per Longo è indispensabile considerare l’evoluzione culturale, oggi soprattutto tecnologica. Da sempre, secondo Longo, le tecnologie interagiscono con l’Homo sapiens, trasformandolo in Homo technologicus: ”se è vero che l’uomo costruisce gli strumenti, questi a loro volta agiscono sull’uomo, circondandolo, invadendolo e trasformandolo in un simbionte biotecnologico”.
Quindi secondo l’esperto siamo già nell’era del post umano, cominciata con l’avvento della tecnologia, ma la differenza è che nell’arco degli ultimi 50 anni sono avvenuti rapidamente cambiamenti che in passato hanno richiesto millenni.

Per Longo la trasformazione in atto è diretta a finalità specifiche: ”per rimediare a malattie più o meno gravi, per combattere l’invecchiamento e in ultima analisi addirittura la morte, per esempio ipotizzando la fusione con le macchine, riversando la nostra personalità, il nostro cervello, i nostri ricordi nei calcolatori”.

Secondo alcune dichiarazioni rilasciate dallo storico Yuval Noah Harari, professore presso l’Università Ebraica di Gerusalemme, entro duecento anni gli esseri umani potranno vantare parti del proprio corpo, o forse tutto, completamente ingegnerizzate e saranno simili ai cyborg che si vedono nei film di fantascienza con proprietà che oggi potremmo considerare come divine.

Secondo lo scrittore e storico sociale, l’eterna insoddisfazione umana per il proprio essere e per la propria esistenza, porterà in futuro la stessa umanità a realizzare potenti upgrade a livello fisico grazie al continuoprogredire della tecnologia che sta facendo passi enormi nel campo dell’ingegnerizzazione medica e della robotica, per non parlare dell’intelligenza artificiale.

“Sarà la più grande evoluzione biologica mai avvenuta dalla comparsa della vita”, dichiara lo scienziato che sottolinea come in 4 miliardi di anni non sia cambiato praticamente nulla a livello biologico in rapporto alla continua evoluzione degli esseri viventi. Ma, nel giro di soli 200 anni, gli esseri umani potranno guardarci come noi oggi guardiamo agli scimpanzé.

 

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Un miliardario russo ha promosso il progetto 2045 che promette l’immortalità dell’essere umano entro 30 anni. Ricordi e personalità ci verranno espiantati prima della morte e saranno trapiantati in un avatar che viaggerà per il cosmo alla velocità della luce.

continua  —-> http://www.tomshw.it

 

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