Allarme Clima: 91 scienziati dicono che la terra è condannata

L'allarme degli scienziati Onu: misure eccezionali subito o sarà il disastro.

Il gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico riunito in Corea del Sud diffonde i numeri dell’emergenza: il riscaldamento globale aumenta, a rischio ecosistemi, specie animali, sicurezza alimentare

 

PECHINO – La tragedia è quella che conosciamo: carestie, incendi, inondazioni, povertà, danni per 54 miliardi di dollari. La novità è che per evitare questo apocalittico scenario da riscaldamento globale abbiamo mezzo grado di margine in meno: la soglia di non ritorno non è 2 gradi più dell’era preindustriale, quella fissata dagli accordi di Parigi, ma più vicina agli 1,5 gradi, di cui 1 già raggiunto. A dirlo è l’ultimo rapporto del panel delle Nazioni unite sul riscaldamento globale, che si è riunito in questi giorni in Corea del Sud. Lanciando un allarme ai governanti di tutto il mondo: con questo livello di emissioni il famoso grado e mezzo verrà superato già nel 2040, e alla fine del secolo arriveremo addirittura a tre. E per evitare questo scenario il mondo ha bisogno di una trasformazione di velocità e portata “senza precedenti storici”.

Una sorta di grande sveglia, a quasi tre anni dall’Accordo di Parigi che oggi sembra al contempo più fragile e insufficiente. Gli Stati Uniti di Donald Trump hanno più volte ribadito la loro intenzione di ritirarsi dall’intesa, così come il probabile nuovo presidente del Brasile Jair Bolsonaro, mentre la Cina di Xi Jinping, preoccupata per la frenata della sua economia, rischia di mettere l’ambiente in secondo piano. Il risultato è che dopo due anni piatti (2015 e 2016), nel 2017 le emissioni di gas serra sono tornate di nuovo a salire, trend che dovrebbe confermarsi quest’anno. Il mondo non è in linea con gli impegni di Parigi quindi, ma il punto secondo i 91 scienziati reclutati dall’Onu è che Parigi era troppo ottimistica. Superare il grado e mezzo di riscaldamento infatti metterebbe già a rischio molti degli ecosistemi più fragili, come quelli costieri o del Pacifico, avvicinarsi ai due avrebbe effetti dirompenti, cancellando del tutto le barriere coralline, esponendo 420 milioni di persone in più a ondate di siccità e 10 milioni in più alle inondazioni.

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Il problema è che per restare nel raggio del grado e mezzo ci vogliono una serie di misure immediate e drastiche, uno sforzo di riconversione mai visto nella storia dell’umanità: un taglio del 45% delle emissioni di CO2 entro il 2030, rispetto ai livelli del 2010, e del 100% entro il 2050; l’abbandono di fatto del carbone come fonte elettrica; una crescita della quota di rinnovabili nel mix energetico dal 20 al 67%. Il report insiste soprattutto sulla decarbonizzazione dell’economia globale, suggerendo di introdurre una tassa sull’anidride emessa nell’atmosfera, con un prezzo tra i 135 e i 5.500 dollari per tonnellata, molto più alto di quello ipotizzato a suo tempo dai tecnici di Obama. Quasi impossibile che una tassa di questo tipo sia accettata a livello globale, tanto dalla Cina che dagli Stati Uniti di Trump. La delegazione americana presente in Corea del Sud, che pure ha accettato i risultati del report, si è affrettata a precisare che questo non equivale a un “endorsement da parte  dell’amministrazione”. Gli impegni presi finora non bastano. Ma il mondo non sta rispettando neanche quelli.

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